Mafia, operazione in provincia di Palermo: 21 arresti
Smantellata cosca di Carini, comune a pochi chilometri da Palermo, capeggiato da Calogero Passalacqua. Il padrino comandava dai domiciliari. A Messina confiscati beni per 18 milioni a uomo di Santapaola
PALERMO - Un'importante operazione antimafia è scattata stamani a Palermo. I carabinieri hanno eseguito 21 ordinanze di custodia cautelare, infliggendo un durissimo colpo alla cosca mafiosa di Carini, comune a pochi chilometri da Palermo, capeggiato da Calogero Passalacqua, storico padrino ottantenne. Il lavoro degli inquirenti ha evidenziato le strategie e gli interessi di Cosa nostra nel settore dell'edilizia, all'imposizione degli operai alle imprese e del traffico di droga.
I magistrati inoltre sono convinti di aver fermato una nuova guerra di mafia, dal momento che è stato constatata l'esistenza di un conflitto con la famiglia mafiosa avversaria.
L'operazione ha visto l'impiego di oltre 400 carabinieri. Ad emettere le ordinanze di custodia cautelare in carcere è stato il gip Morosini su richiesta del pm Viola, Del Bene, Paci e Vaccaro, guidati dal procuratore aggiunto Antonio Ingroia. Per gli arrestati le accuse vanno dall'associazione a delinquere di stampo mafioso, al traffico e spaccio di droga, all'estorsione e al danneggiamento.
Il padrino comandava dai domiciliari - La cosca era governata da Passalacqua, che nonostante fosse sottoposto al regime di arresti domiciliari controllava gli interessi della famiglia, risolveva controversie, faceva raccomandazioni, mostrandosi disponibile ad ascoltare quanti ne facevano richiesta. Passalacqua imponeva il pizzo sistematico a commercianti, artigiani e piccoli imprenditori, nonché la messa a posto per eseguire lavori pubblici. Secondo quanto accertato dalle indagini, la sua attività di controllo godeva del supporto logistico della pescheria del consuocero, ubicata in un punto di snodo del comprensorio di Carini. Dietro al bancone del pesce, si celava un'intensa attività di spaccio; e sempre qui molti personaggi inseriti nella cosca si incontravano. E proprio da un'intercettazione telefonica registrata nei confronti di un assiduo frequentatore della pescheria, i carabinieri sono riusciti a risalire a Passalacqua e successivamente a far luce sul suo tentativo di ripristinare l'organigramma della famiglia di Carini.
A Messina confiscati beni per 18 milioni a uomo di Santapaola - Beni per un valore complessivo di 18 milioni di euro sono stati confiscati dalla sezione misure di prevenzione del tribunale di Messina, ad un imprenditore 58enne originario di Acireale, in provincia di Catania, condannato in via definitiva per mafia e attualmente collaboratore di giustizia. La confisca è scattata per tre imprese di costruzioni, con il relativo patrimonio aziendale, una villa, quattro appartamenti, diversi autoveicoli, una proprietà fondiaria di circa 10 ettari, e numerosi conti correnti bancari. La figura dell'imprenditore, vicino alla famiglia mafiosa etnea capeggiata dall'ex padrino «Nitto» Santapaola, era emersa nell'ambito dell'operazione antimafia «Vivaio», che nel 2008 aveva portato all'arresto di 15 persone accusate di associazione mafiosa, estorsioni, danneggiamento, porto abusivo di armi ed altri reati. L'uomo, in particolare, sarebbe stato il referente dei Santapaola per le attività illecite effettuate nel comprensorio di Barcellona Pozzo di Gotto, in provincia di Messina.
Di lui, inoltre, nel 2000 aveva parlato anche un collaboratore di giustizia, il quale lo aveva indicato come «collettore» dei proventi delle estorsioni perpetrate dall'organizzazione ai danni degli imprenditori della provincia messinese.