Camorra, accordo politica e clan per appalti e voto di scambio
Nove arresti nel Casertano, c'è anche un consigliere regionale. Indagati anche imprenditori titolari di importanti commesse. Nell'ambito della stessa indagine sono stati contestati i reati di corruzione elettorale aggravata dal metodo mafioso
CASERTA - Un accordo politica-camorra per garantire al clan dei Casalesi il controllo e la gestione degli appalti e delle risorse pubbliche in cambio del sostegno elettorale e di tornaconti economici e personali. E' quanto emerso dall'indagine coordinata dalla Dda di Napoli che, oggi, ha portato all'esecuzione di nove ordinanze di custodia cautelare, di cui otto in carcere e una ai domiciliari. Tra i destinatari del provvedimento anche Enrico Fabozzi, attuale consigliere regionale della Campania e sindaco di Villa Literno (Caserta) dal 2003 al 2009, quando l'amministrazione comunale fu sciolta per presunte ingerenze della criminalità organizzata e successivamente reintegrato. Il politico, eletto nelle file del Pd nel marzo 2010, era stato già sospeso dal Partito e dal gruppo regionale dei Democratici da oltre un anno e mezzo. Secondo quanto ipotizzato dai magistrati, Fabozzi avrebbe stretto un accordo con la camorra nel 2003 quando, a cavallo delle elezioni comunali, incontrò Luigi Guida, esponente della criminalità organizzata e Nicola Ferraro, imprenditore e politico, arrestato il 12 luglio 2010 nell'ambito dell'indagine 'Normandia II' e attualmente in attesa di giudizio di primo grado. In seguito a questo 'summit' sarebbe stata decisa la strategia criminale da utilizzare per manipolare le gare d'appalto per favorirne l'aggiudicazione alle imprese di riferimento della criminalità organizzata.
Il controllo degli appalti «a monte» - Con l'elezione a sindaco di Fabozzi, secondo gli inquirenti, si «inaugura per il gruppo Bidognetti la stagione del controllo degli appalti a monte nel Comune di Villa Literno, modalità da preferirsi a quella, più rischiosa e meno remunerativa, delle estorsioni a valle delle imprese vincitrici delle pubbliche gare». Grazie alle indagini dei carabinieri, confermate anche dalle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia, si è fatta luce su una serie di violazioni sull'assegnazione di importanti appalti pubblici del Casertano e sul reimpiego di capitali illecitamente acquisiti da esponenti del clan.
Indagati anche imprenditori titolari di importanti commesse - In particolare gli imprenditori destinatari della misura cautelare, accordandosi con gli esponenti di spicco dei Casalesi, avrebbero ricevuto dal clan un «appoggio costante per l'assegnazione delle gare di appalto e di commesse pubbliche, con meccanismi di alterazione delle gare». In una nota il procuratore aggiunto della Dda, Federico Cafiero de Raho, ha sottolineato «il grave e inquietante spaccato criminale che ha interessato, negli ultimi anni, l'amministrazione comunale di Villa Literno, e più in generale l'area che da Casal di Principe raggiunge il mare, passando appunto per Villa Literno per raggiungere Castelvolturno».
Dalle indagini è emerso che «l'interesse prevalente» di Fabozzi erano «gli affari connessi all'esercizio e alla strumentalizzazione della carica pubblica» e che sono stati «i soldi il motore dell'accordo» con esponenti della criminalità organizzata. Si ipotizza, inoltre, un «accordo stabile con il killer Massimo Iovine per il tramite di un altro indagato Vincenzo Caiazzo, detto Stefano, futuro suocero di Massimo Iovine e del fratello di un altro collaboratore di giustizia, Tammaro Diana». I 'pentiti' hanno, inoltre, ricostruito «l'accordo politico, criminale ed economico fra il sindaco ed il capo zona del paese, noto sul territorio per essere un temibile killer», proprio negli anni (2003-2008) in cui era impegnato nella sanguinosa faida di camorra che ha visto contrapposte le fazioni di Francesco Bidognetti e Francesco Schiavone nel comprensorio di Villa Literno.
Per Cafiero de Raho «la saldatura che si è realizzata tra ceto politico e amministrativo locale e imprenditori a criminale produce distorsioni profonde a tutti i livelli, dal governo del territorio alle direzioni dello sviluppo e dell'occupazione, ma soprattutto sostiene, da un lato, il consolidamento sul mercato legale dell'imprenditoria criminale, e, dall'altro, il rafforzamento di un ceto politico e amministrativo affaristico, clientelare, e, esso stesso, malavitoso, capace di giungere ancora una volta fino a sedere in consiglio regionale, nell'istituzione che più di tutte gestisce finanziamenti per appalti e concessioni pubbliche».
L'indagine ha anche consentito di individuare alcuni imprenditori di riferimento della camorra casalese. Uno di questi è Raffaele Garofalo, imparentato con un noto esponente del clan Bidognetti, ma anche Giovanni Malinconico e i fratelli Pasquale e Giuseppe Mastrominico, destinatari di un'ordinanza di custodia cautelare per concorso esterno in associazione mafiosa in relazione al gruppo comandato da Antonio Iovine detto 'o ninno'.
Tutti questi indagati rappresentano, secondo i magistrati, «la longa manus nell'assegnazione di appalti pubblici grazie alla loro contiguità al clan». Si tratta di imprenditori di rilievo nazionale in grado di muoversi sull'intero territorio regionale, come dimostrato dall'aggiudicazione in favore di Mastrominico di un importante appalto del Comune di Gragnano. Circostanza messa in relazione con altre risultanze investigative dalle quali è risultato che i fratelli Mastrominico erano stati individuati come imprenditori di riferimento del clan Iovine nel territorio di San Cipriano d'Aversa grazie al rapporto di stretta collaborazione che si era instaurato fra il boss Enrico Martinelli, ora detenuto in regime di 41 bis, e il sindaco di San Cipriano d'Aversa, suo omonimo. In particolare il rapporto fra il boss Martinelli Enrico e l'omonimo primo cittadino è risultato dagli accertamenti compiuti dai carabinieri a seguito di una perquisizione in un covo individuato durante le ricerche di Antonio Iovine e di Enrico Martinelli, durante la quale fu rinvenuta una vecchia macchina da scrivere che riportava impresse le tracce di una corrispondenza fra i due Martinelli. Tra le lettere c'era anche una che riportava la direttiva del boss al sindaco di assegnare l'appalto per la ristrutturazione del cimitero di San Cipriano d'Aversa ai Mastrominico, ricordando gli l'impegno elettorale del clan in suo sostegno.
Nell'ambito della stessa indagine sono stati contestati i reati di corruzione elettorale aggravata dal metodo mafioso a Enrico Fabozzi, a Nicola Caiazzo (consigliere comunale dal 2003) e Vincenzo Caiazzo detto Stefano, suocero di Massimo Iovine e del sindaco Fabozzi. Inoltre, Giovanni Malinconico ed Enrico Fabozzi dovranno anche rispondere del reato di corruzione per le utilità versate dall'imprenditore al sindaco dopo l'attribuzione in suo favore di un importante appalto di circa 14milioni di euro.