18 aprile 2024
Aggiornato 08:00
Maggioranza e le defezioni nel PDL

Il PD in stand by sulla mozione di sfiducia

Occhi puntati sul voto del Rendiconto, primo test sulla tenuta della maggioranza. I Democratici hanno ancora da risolvere la «grana» dei Radicali. I parlamentari eletti nelle liste del Pd si sono autosospesi da tempo, il loro leader, Marco Pannella, sta apertamente trattando con Berlusconi

ROMA - Il bollettino dei numeri parlamentari oscilla pericolosamente a sfavore di Berlusconi. Governo e maggioranza oggi 'perdono' altri deputati, due passati dal Pdl all'Udc, novità che nel Pd vengono guardate con interesse e insieme con prudenza, visti i precedenti nulla di fatto. Si torna a parlare di una mozione di sfiducia nei confronti del governo ma con un approccio differente. Stavolta, spiega più di un dirigente Democratico, «si fa solo se ci sono i numeri, cioè se ci sono 316 firme su un documento», insomma con una impostazione opposta a quella del 14 dicembre, quando la mozione fu presentata dalle opposizioni nella speranza che i voti arrivassero.

L'idea sarebbe quella già sperimentata con la sfiducia a Berlusconi nel '94, allora si trattò di un documento parlamentare che venne sottoscritto anche dalla Lega «traditrice» e che sfiduciò il primo governo del Cavaliere, allo stesso modo insomma si attende che i parlamentari disponibili vengano allo scoperto certificando che esistono i numeri per costituire un'altra maggioranza. A differenza del '94 la Lega questa volta non sarà della partita, Umberto Bossi stamattina ha ribadito al capo dello Stato che preferisce il voto ad un governo tecnico, soluzione alla quale pensano invece le opposizioni. Dobbiamo «accelerare la caduta di Berlusconi in Parlamento» e dar vita a un «governo di larghe intese, guidato da una personalità autorevole, che ridia prestigio e credibilità all'Italia», ha detto oggi Dario Franceschini a nome del Pd, un mantra ripetuto ore prima anche dai leader del Terzo polo, Gianfranco Fini e Pier Ferdinando Casini.

Nonostante la maggioranza stia perdendo pezzi nel Pd si ragiona anche sul monito lanciato da Napolitano, alcuni leggono nelle sue parole dei dubbi sulla tenuta di una nuova maggioranza, anzi una delle tesi circolate in ambienti parlamentari sostiene che sarebbe stato il governatore Mario Draghi a far sapere al Quirinale che piuttosto che un governo di transizione debole e con i numeri risicati sarebbe preferibile il voto anticipato. E del resto anche nel Pd sono consapevoli che se pure alla Camera si raggiungesse una quota «sostanziosa» di 330 voti, al Senato i numeri sono molto più difficili da mettere insieme. Sullo sfondo, poi, i Democratici hanno ancora da risolvere la «grana» dei Radicali. I parlamentari eletti nelle liste del Pd si sono autosospesi da tempo, il loro leader, Marco Pannella, sta apertamente trattando con Berlusconi, che ha incontrato alcuni giorni fa, e con il suo luogotenente Denis Verdini. Si tratta di 6 voti che potrebbero essere decisivi, ma sui quali per ora nessuno è in grado di fare previsioni: secondo quanto riferiscono, Bersani non avrebbe intenzione di aprire una trattativa con Pannella, anche perchè, in fondo, la soluzione del voto anticipato non gli dispiacerebbe, risolverebbe di colpo il tema della sfida interna alla sua leadership.

E del resto la linea del Nazareno oggi espressa da Rosy Bindi non nega che questa resti una delle ipotesi in campo: «Tutti stanno chiedendo al premier un passo indietro. Se Berlusconi non compie questo ultimo gesto dignitoso per il suo paese, ci sarà, credo, un atto parlamentare di fronte al quale trarremo le conseguenze che noi chiediamo da tempo: o un governo di responsabilità nazionale o le elezioni. Tutto questo, però - ha aggiunto - dovrà avvenire senza compromettere l'approvazione di provvedimenti importanti per la stabilità del paese e per far fronte alla crisi».

La prima prova parlamentare sarà quella di martedì sul Rendiconto dello Stato, potrebbe essere l'occasione per verificare quanti sono davvero gli 'scontenti' pronti a lasciare Berlusconi, e tra le tattiche parlamentari oggi è spuntata anche quella dell'astensione di tutte le opposizioni per certificare che la maggioranza è sotto quota 316.