Federalismo: Fini, non può essere un manifesto ideologico
Il leader di FLI: «In questi anni solo meri annunci di mutamento del sistema. Si saldi il patto di stabilità con una precisa agenda di riforme strutturali»
ROMA - Il processo di riforma del Titolo V della Costituzione è stato permeato da una «eccessiva enfasi ideologica»: «Dalla necessità di costruire un efficace ed equilibrato sistema di relazioni Stato-autonomie si è infatti in questi anni progressivamente scivolati verso il mero annuncio di un palingenetico mutamento in senso federale del nostro sistema costituzionale». Ma «il federalismo non può essere concepito come una sorta di manifesto privo di pesi e contrappesi». Lo ha detto il leader di Fli e presidente della Camera, Gianfranco Fini, intervenendo al convegno al Cnr dal titolo Il regionalismo italiano dall'Unità alla Costituzione e alla sua riforma.
«E' necessario - ha aggiunto la terza carica dello Stato - far funzionare il nostro sistema di governance multilivello in modo che esso diventi fattore di crescita, di sviluppo sostenibile, di coesione sociale, di competitività del paese e non, invece, fattore di conflittualità politica, di paralisi decisionale, di eccessiva complicazione burocratica, di inutile appesantimento dei costi di regolazione».
Si saldi il patto di stabilità con una precisa agenda di riforme strutturali - Secondo Fini si possono individuare almeno «tre aree di intervento»: innanzitutto le modifiche al titolo V della Costituzione «per distribuire meglio i poteri tra lo Stato e le Regioni». Poi «il superamento del bicameralismo perfetto» con «l'istituzione di un Senato federale o di una camera delle Autonomie» e, infine, l'attuazione del federalismo fiscale che «dovrà necessariamente cambiare l'assetto della finanza pubblica così da assicurare una razionale ed equa ripartizione delle risorse e il rispetto dei rigorosi principi di responsabilità e di autonomia nell'impiego delle risorse adeguate».
«Spetta dunque - ha sottolineato Fini - alle leadership politiche il compito di fare uscire l'Italia dalla situazione di perdurante stallo in cui si trova rispetto alle priorità che stanno sotto gli occhi di tutti e per raggiungere gli irrinunciabili obiettivi è certamente indispensabile il concorso delle autonomie con lo straordinario potenziale di sperimentazione e di innovazione espresso dalla vitalità dei nostri territori».
«Le nostre autonomie - ha osservato Fini - devono essere portatrici di questo spirito di responsabilità repubblicana. Questa è un'esigenza imprescindibile soprattutto alla luce della crisi economica internazionale e delle fortissime pressioni che si stanno abbattendo sui paesi dell'eurozona e che impongono di rendere assai più stringente il governo dei conti pubblici europei. Come gli altri stati dell'Ue anche l'Italia è chiamata a dimostrare con i fatti di partecipare attivamente ad un percorso di convergenza. Il patto di stabilità finanziaria si deve ora saldare con una precisa agenda di riforme strutturali interne che impegnano tutte le componenti della Repubblica».