12 ottobre 2025
Aggiornato 12:00
La vita dei partiti | PD

Veltroni: Basta con le nostalgie e con i no, serve un pensiero lungo

L'ex Segretario dei Democratici: «Non pensiamo solo alle persone, vengono prima le idee»

ROMA - Il Pd deve superare la nostalgia del passato e avere coraggio anche nel proporre progetti e parole che possono essere impopolari adottando un linguaggio nuovo, mostrando di avere un pensiero lungo. Walter Veltroni tiene a battesimo il corso di politica della scuola che ha fondato per far crescere una nuova classe dirigente, «Democratica», «una vera scuola di politica - ha precisato - non una delle tante fondazioni». Il titolo del corso che si tiene a Roma è «Parlare chiaro. Come comunicare il cambiamento». A seguirla circa 140 studenti, molti giovani under 30 per i quali il corso è costato soltanto 80 euro per tre giorni, a loro è stato offerta l'opportunità di ascoltare esperti di comunicazione, come le agenzie «Proforma» e Saatchi e Saatchi, e anche dirigenti politici di primo piano come Anna Finocchiaro, Sergio Chiamparino, Nicola Zingaretti e Massimo Zedda che oggi si sono confrontati con il padrone di casa sul tema della comunicazione.

Veltroni esordisce così: «Le parole sono importanti, ci sono parole che hanno cambiato il mondo, parole che sono costate la vita a chi le ha pronunciate, sono una straordinaria ricchezza ma oggi sono logorate, palleggiate con irresponsabilità perchè non corrispondono ai gesti. Talvolta anche tra noi - dice l'ex segretario rivolto al suo Pd - c'è un ancoraggio culturale e linguistico al passato, ma è un errore spaventoso l'idea di portare parole d'altri tempi in questo tempo. La politica non può plasmare il tempo su se stessa, rischia di essere tagliata fuori».

Veltroni centra il suo intervento su due parole che oggi invadono il mercato della comunicazione: «Recessione e Rete», la prima è una parola che evoca scenari «inimmaginabili» e che può anche portare a «soluzioni tecnocratiche e autoritarie», la seconda viene ancora declinata dal potere in modo «frivolo», mentre «è una cosa complicata che sta trasformando radicalmente i rapporti tra le persone», che può essere equiparata alla nascita della tv nell'68, anno delle rivolte studentesche, come oggi si vedono nei paesi arabi. L'ex segretario indica le alternative: passato e futuro, progetto e nostalgia, semplicità o complessità, quasi ad indicare un nuovo vocabolario per il Pd. E infine torna su uno dei temi che tanto gli stava a cuore già dalla campagna elettorale per le politiche del 2008: «La parola più usata nel discorso pubblico è No. Quello che ci serve è un pensiero lungo: la manovra è un pensiero breve, le riforme sono un pensiero lungo, sono progetto. La politica dovrebbe avere il coraggio di parlare prima dei sondaggi, di sfidare l'impopolarità, di dire le cose anche se danno fastidio. Noi siamo nati per cambiare il mondo e invece la parola No spesso prevale anche in casa nostra».
Le parole «morbide - ha insistito Veltroni - esprimono concetti morbidi, ma oggi non bastano concetti morbidi, bisogna recuperare il respiro di un pensiero lungo anche attraverso parole empatiche per far capire che c'è qualcuno che apre la porta alla speranza». Infine un monito sul rischio di personalizzare troppo la contesa politica: «Zapatero, Obama, Blair prima descritti come icone sono stati poi trasformati nel loro contrario; non dobbiamo andare alla ricerca di persone, vengono prima le idee». Interpellato su questo punto l'ex segretario assicura che se pensa al futuro della classe dirigente Democratica: «Penso a tanti ragazzi fantastici che non fanno politica ma stanno nelle professioni, nelle università e che sono una risorsa straordinaria».