27 agosto 2025
Aggiornato 18:00
Secondo un'indagine Ocse salgono gli stipendi degli insegnanti, non in Italia

Scuola, i professori italiani sono i meno pagati perché sono tanti

Nota del Ministero dell'Istruzione: «La riforma non riduce le ore di storia dell`arte». Salgono i diplomati, ma ancora pochi su media Ocse. Classi meno numerose ma tempi d'istruzione più lunghi

ROMA - «I dati del rapporto Ocse sull'istruzione in Italia confermano la necessità di proseguire nella direzione delle politiche adottate dal governo e ne indicano alcuni risultati positivi» e gli insegnanti italiani sono meno pagati dei colleghi stranieri perchè «sono numerosi per fare fronte all'elevato numero di ore di insegnamento». Lo dice in una nota il Ministero dell'Istruzione, in seguito alla pubblicazione dell'ultimo rapporto dell'Ocse sull'Educazione.
Secondo il Miur nel dossier «viene dimostrata l'assoluta infondatezza delle polemiche sul presunto sovraffollamento delle classi. I dati Ocse dimostrano infatti che gli studenti italiani vivono in classi relativamente poco numerose, con un insegnante ogni 10,7 alunni nella scuola primaria (media Ocse 16) e uno ogni 11 alunni nelle secondarie (media Ocse 13,5)».
«Inoltre, la riorganizzazione dei curricoli e la razionalizzazione delle ore di insegnamento attuate dalla Riforma vanno nella giusta direzione, poichè gli studenti italiani trascorrono a scuola un numero di ore superiore alla media Ocse. Infatti gli studenti dell'area Ocse tra i 7 e i 14 anni hanno una media di tempi d'istruzione di 6.732 ore, mentre la media italiana è di 8.316 ore».
«A questo dato - prosegue il dicastero guidato dalla Gelmini - si collega il tema dello stipendio inferiore alla media dei docenti italiani. Gli insegnanti italiani infatti sono numerosi, per fare fronte all'elevato numero di ore di insegnamento; questa è una delle cause della loro retribuzione non alta».
«I dati Ocse dimostrano inoltre che, tra il 2000 e il 2008, la spesa delle scuole per ogni studente è aumentata del 6%, mentre è aumentata dell'8% per ogni studente universitario», conclude il Ministero.

La riforma non riduce le ore di storia dell'arte - La presunta riduzione di ore di storia dell'arte «non trova alcun riscontro nei nuovi programmi introdotti con la riforma della scuola secondaria di secondo grado». Rispetto infatti al precedente ordinamento nel liceo scientifico «il totale delle ore dedicate alla storia dell'arte, integrato con il disegno tecnico, è rimasto assolutamente invariato anche se l'orario è stato rimodulato».
«Nel liceo classico - prosegue - il vecchio ordinamento prevedeva un'ora di storia dell'arte in terza e quarta e due ore in quinta.
Dopo la riforma le ore di storia dell'arte sono state aumentate a due per tutti gli anni del triennio. La riforma ha inoltre esteso lo studio della storia dell'arte inserendola in tutti i programmi dei nuovi licei che sono stati creati: il Liceo delle scienze umane, il Liceo Linguistico, il Liceo Musicale oltre naturalmente il Liceo artistico che è stato profondamente riorganizzato».
«Anche nelle scuole medie, dopo la riforma Moratti, era stata inserita - precisa il ministero guidato da Mariastella Gelmini - l''educazione artistica' che prevede non solo il disegno ma anche elementi di storia dell'arte. Non c'è stata alcuna riduzione nei programmi della scuola media per questa disciplina».
«Nelle scuole secondarie superiori non può essere fatto alcun confronto organico con la miriade di sperimentazioni (oltre 800) che avevano numerosi modelli orari e si differenziavano l'uno dall'altro sia nelle ore che nelle discipline, rispetto agli ordinamenti sui quali è intervenuta la Riforma», conclude la nota del Miur.

Nei paesi Ocse salgono gli stipendi degli insegnanti, non in Italiaaa - Rispetto agli altri paesi dell'Ocse, gli insegnanti italiani guadagnano molto meno e la progressione di carriera sino al livello più alto della loro fascia retributiva è relativamente più lunga. È quanto si legge nel rapporto dell'Ocse Education at a glance 2011, pubblicato oggi.
Il dossier spiega come gli insegnanti delle scuole secondarie inferiori raggiungono, in media nei paesi Ocse, il livello più alto della loro fascia retributiva dopo 24 anni di servizio, mentre in Italia ciò avviene solo dopo 35 anni di servizio.
Inoltre tra il 2000 e il 2009 nei paesi Ocse gli stipendi degli insegnanti sono aumentati in media del 7%, in termini reali, ma in Italia sono leggermente diminuiti (-1%).
In Italia gli stipendi relativi degli insegnanti della scuola primaria, secondaria inferiore e secondaria superiore sono bassi e i prof. guadagnano meno dello stipendio medio di altri professionisti con livello d'istruzione terziaria. Gli stipendi dei docenti, conclude l'Ocse, sono di circa il 40% inferiori a quelli dei lavoratori con un livello d'istruzione comparabile.

Italia agli ultimi posti su spesa Pil e per studente - La percentuale italiana del Pil destinata all'istruzione è una delle più basse di tutti i paesi Ocse: nel 2008 l'Italia ha infatti speso il 4,8% del Pil per l'istruzione, ovvero 1,3 punti percentuali in meno rispetto al totale OCSE del 6,1%, posizionandosi al 29 posto su 34 Paesi.
Secondo il rapporto in parte ciò si spiega con il fatto che in Italia gli investimenti privati nell'istruzione sono piuttosto limitati. Nel 2008 l'8,6% della spesa totale destinata agli istituti d'istruzione proveniva da fonti private, ampiamente al di sotto della media Ocse del 16,5%. D'altra parte, nota l'organizzazione, la spesa per studente di livello secondario superiore e terziario è leggermente aumentata rispetto al 2000, anche se di poco: tra il 2000 e il 2008 in Italia la spesa sostenuta dagli istituti d'istruzione per studente nei cicli di livello primario, secondario e post-secondario non universitario è aumentata solo del 6% (rispetto alla media Ocse del 34%). Si tratta del secondo incremento più basso tra i 30 Paesi i cui dati sono disponibili.
La spesa per studente universitario è aumentata di 8 punti percentuali, rispetto alla media Ocse di 14 punti percentuali.
Inoltre, diversamente da altri paesi dell'Ocse, in Italia la spesa per studente sostenuta dagli istituti non aumenta notevolmente in base al livello d'istruzione: in Italia la spesa passa da 8.200 dollari americani al livello pre-primario a 9.600 dollari americani al livello terziario, rispetto all'aumento medio nell'area Ocse da 6.200 dollari americani al livello pre-primario a 13.700 dollari americani al livello terziario.

Salgono i diplomati, ma ancora pochi su media Ocse - Il numero di giovani italiani che possiede un diploma d'istruzione secondaria non è mai stato così elevato, ma la loro proporzione con un livello d'istruzione del genere è ampiamente al di sotto della media Ocse.
In Italia circa il 70,3% dei giovani tra i 25 e i 34 anni ottiene un diploma di istruzione secondaria superiore, ma la percentuale è di gran lunga inferiore alla media Ocse (81,5%) per la stessa fascia d'età: il nostro paese si posiziona così al 29mo posto su 35 Paesi. Tuttavia, l'Italia è uno dei sette Paesi in cui il numero di giovani tra i 25 e i 34 anni con diploma secondario superiore o universitario supera di almeno 30 punti percentuali il numero di individui tra i 55 e i 64 anni con livelli simili d'istruzione. Una situazione che indica come l'accesso all'istruzione secondaria superiore sia aumentato notevolmente negli ultimi 30 anni.
Tra i Paesi Ocse l'Italia detiene uno dei più bassi tassi di conseguimento di diplomi d'istruzione terziaria: in Italia il 20,2% dei giovani tra i 25 e i 34 anni raggiunge un livello d'istruzione del genere, rispetto alla media Ocse del 37,1% relativa alla stessa fascia d'età (34mo posto su 37 Paesi).
Il tasso di conseguimento dei diplomi d'istruzione secondaria superiore e terziaria (di durata maggiore e fondamentalmente teorici) si attesta al di sotto della media Ocse (80,8% rispetto all'82,2% per l'istruzione secondaria superiore e 32,6% rispetto al 38,6% per l'istruzione terziaria).

Classi meno numerose ma tempi d'istruzione più lunghi - In Italia non c'è un allarme «classi-pollaio»: gli studenti italiani beneficiano di classi relativamente poco numerose, ma i tempi d'istruzione sono più lunghi degli altri paesi.
Secondo il dossier, in media nei Paesi Ocse nella scuola primaria vi sono 16 studenti per insegnante, che diventano 13,5 al livello secondario e 14,9 al terziario. La proporzione studente-insegnante va da 24 studenti o oltre per insegnante in Brasile e Messico, a meno di 11 in Ungheria, Italia, Norvegia e Polonia. In Italia, invece, la proporzione è di 10,7 al livello primario, di 11 al secondario e di 18,3 al terziario.
Quanto ai tempi d'istruzione, se la media per gli studenti tra i 7 e i 14 anni nei Paesi Ocse è di 6.732 ore, in Italia siamo a 8.316 ore.
A causa del maggior numero di ore d'istruzione e dei tempi più brevi di insegnamento (rispetto alla media Ocse), lo stipendio per studente si attesta al di sopra della media Ocse nella scuola primaria e secondaria inferiore. Al livello secondario superiore, rileva il dossier, lo stipendio per studente si attesta al di sotto della media Ocse a causa degli stipendi degli insegnanti comparativamente inferiori.

Italia fanalino di coda sulla valutazione degli istituti - Su 33 paesi dell'Ocse i cui dati sono disponibili, l'Italia è uno dei pochissimi (insieme a Grecia, Lussemburgo e Messico) che non prevede ispezioni scolastiche, né valutazioni del proprio operato da parte di ciascuna scuola.
L'Ocse spiega come in Italia è richiesto alle scuole di presentare rapporti di conformità alle autorità di livello superiore: un dispositivo che assicura che le scuole osservino leggi e regolamenti, ma diversamente dalle ispezioni scolastiche e dalle autovalutazioni non riguarda la qualità dell'istruzione né individua i punti di forza e di debolezza di ogni istituto scolastico.