29 marzo 2024
Aggiornato 07:00
Nessuno si è ammalato

12 i neonati positivi alla Tbc al Gemelli di Roma

«La positività al test non significa malattia». Fissati altri 200 appuntamenti per i test. Il Garante per la Privacy apre un'istruttoria a tutela dell'infermiera

ROMA - Salgono a dodici i neonati risultati positivi al test della tubercolosi. Tutti venuti al mondo al Policlinico Gemelli di Roma tra il mese di marzo e quello di luglio. Quando cioè un'infermiera del reparto di neonatologia ha scoperto di aver contratto la malattia. Se poi dai test genetici, dovesse risultare che il ceppo che ha colpito la bimba ricoverata al Bambino Gesù da metà luglio, dovesse essere lo stesso, le infezioni diventerebbero tredici.
Gli ultimi due casi riguardano due neonati, maschi, nati uno nel mese di aprile ed uno nel mese di luglio. Le famiglie «sono già state avvisate», fa sapere la Regione Lazio dove si è riunita l'Unità di coordinamento che sta gestendo l'attività di controllo sui nati al Policlinico Gemelli inseriti nel programma di sorveglianza.

«La positività al test non significa malattia - ribadiscono gli esperti dell'Unità di coordinamento - ma esprime l'avvenuto contatto con il bacillo». Sui due neonati sono stati già programmati ulteriori controlli e sarà proposta la profilassi prevista dal protocollo. La profilassi, infatti, evita il rischio di sviluppare la malattia a seguito dell'avvenuto contatto con il micobatterio.
L'unità di coordinamento precisa, inoltre, che dei neonati risultati positivi fino ad oggi e sottoposti agli ulteriori controlli previsti, nessuno è risultato ammalato.

Intanto sono stati fissati altri 200 appuntamenti, per un totale di oltre 700 suddivisi tra il Policlinico Gemelli, l'ospedale pediatrico Bambino Gesù e il San Camillo Forlanini. «Entro il 31 agosto - ribadisce l'unità - tutti i bambini interessati saranno stati sottoposti a visita e test, come previsto dal protocollo medico».

Il Garante per la Privacy apre un'istruttoria a tutela dell'infermiera - Il Garante della Privacy ha aperto un'istruttoria «in seguito alla pubblicazione di notizie da parte di agenzie di stampa e quotidiani, anche on line, che, nel riferire di un caso di una infermiera in servizio presso il reparto di neonatologia del Policlinico Gemelli, risultata positiva ai test sulla tubercolosi, hanno riportato il nome della donna, l'iniziale del cognome e l'età». Lo comunica con una nota il garante per la protezione dei dati personali.
«Il diritto-dovere dei giornalisti di informare sugli sviluppi della vicenda, di sicura rilevanza per l'opinione pubblica, considerato l'elevato numero di neonati e di famiglie coinvolte, deve essere comunque bilanciato - si legge nella nota - secondo i principi stabiliti dal Codice deontologico con il rispetto delle persone».
Il Garante ricorda che, «anche quando questi dettagli fossero stati forniti in una sede pubblica, i mezzi di informazione sono tenuti a valutare con scrupolo l'interesse pubblico delle singole informazioni diffuse. I media - conclude la nota - evitino dunque di riportare informazioni non essenziali che possano ledere la riservatezza delle persone e nello stesso tempo possano indurre ulteriori stati di allarme e di preoccupazione in coloro che si sono avvalsi dei servizi sanitari dell'ospedale o sono altrimenti entrati in contatto con la persona».