29 marzo 2024
Aggiornato 07:00
Omicidio Rea

L'autopsia: 35 le coltellate, 29 quella profonde

Lesioni superficiali inferte «post mortem». Colpi a polmone e fegato

ROMA - Trentacinque coltellate sul corpo di Melania Rea, 29 delle quali hanno causato ferite profonde, «distribuite alla regione cervicale, al tronco ed agli arti superiori» e qualificate come «ferite da punta e taglio» e altre sei ferite «mostranti estensione superficiale prevalente sulla profondità, margini recisi nettamente con estremità angolate, pareti della ferita sezionate nettamente con infiltrazione di sangue, caratteristiche che permettono di definirle come ferite da taglio» presenti «in regione cervico-facciale ed agli arti superiori». Lo si legge nelle 88 pagine dell'autopsia eseguita dal professore Tagliabracci sul corpo di Melania Rea, la 29enne di Somma Vesuviana trovata morta il 20 aprile scorso, massacrata con 33 coltellate nella pineta di Ripe di Civitella, nel teramano, e per il cui omicidio è stato arrestato oggi il marito, Salvatore Parolisi.

Oltre a queste 35 ferite ce n'erano altre «molto superficiali, limitate allo strato cutaneo» sul collo e sulla superficie dorsale del polso sinistro. Ancora, «a carico della regione ipogastrica, della superficie antero-mediale della coscia destra e di quella antero-laterale della coscia sinistra erano presenti delle ferite figurate» nelle quali non erano presenti «fenomeni di infiltrazione ematica, né fenomeni di gemizio sieroso». L'esame istologico di queste lesioni ha confermato che sono state inferte post mortem: «Le caratteristiche di queste ferite - si legge nell'autopsia - consentono di definirle escoriazioni, prodotte da uno strumento a punta smussa, inferte dopo la morte della Rea in ragione dell'assenza di qualsiasi segno di vitalità».

Melania è stata colpita nella cavità toracica sinistra: alcuni colpi le hanno leso il lobo superiore del polmone sinistro, altre hanno raggiunto il fegato, provocando anche profonde lacerazioni, una ha raggiunto il polmone destro: «Occorre aggiungere - si legge nell'autopsia - che la quantità di sangue perduta attraverso questa ferita è notevolmente superiore, poiché gran parte del sangue che si raccoglieva sul dorso del corpo, e che imbibiva il terreno sottostante, proveniva da questa lesione. Le altre ferite da puntataglio, presentanti tutte caratteri di vitalità, penetravano nei tessuti molli del sottocute o nei piani muscolari, arrestandosi in tali sedi, senza penetrare in cavità».