3 maggio 2024
Aggiornato 07:30
Il leader del PD felice del trionfo

Bersani canta vittoria e apre ai moderati, ma Pd guida

«Cavaliere paralizzato. Lasci, poi riforma elettorale o si voti»

ROMA - Il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, è felice del trionfo del centrosinistra alle amministrative e, in un'intervista a Repubblica, dice chiaramente che «la gente nei bar mi capisce quando dico che il maiale non è solo fatto di prosciutti» e per questo, lo scorso week end, ha votato in massa per il centrosinistra e per il Pd. Logico quindi che da ieri il segretario chieda «le dimissioni del premier» e un nuovo corso per il Paese, fatto, se possibile, di una riforma elettorale e poi di nuove politiche. Ma ieri, Bersani è voluto salire sul palco di piazza del Pantheon con Romano Prodi, quello che ha sempre vinto, l'umanizzazione cioè del concetto astratto di Ulivo.

Ecco perchè ieri in piazza del Pantheon, a sollevare il braccio dello 'smacchiatore di giaguari' Pierluigi Bersani c'era il Professore, fondatore dell'Ulivo e del suo erede naturale, il Pd, e padre nobile dell'unico centrosinistra vincente, quello che per due volte ha colto l'indicazione arrivata dalle urne: «stare uniti» e «serietà al governo». Ecco perchè il Professore, che non pensa a un ritorno nell'agone politico ma che guarda da piazza del Panthon in alto e verso Ovest, ha scelto di dare la propria, personalissima investitura, all'amico Pierluigi: un'accoppiata Bersani a palazzo Chigi e Prodi al Quirinale, ragionano alcuni, è il sogno inconfessabile di molti, anche se è una battaglia che il Pd potrebbe dover combattere non solo contro i rivali dell'altra sponda, ma anche contro alleati e al suo interno.

Ma per questo c'è tempo. Per adesso, l'obiettivo di Bersani è duplice: intensificare l'opposizione al governo, fino a ottenere almeno un cambio di premiership, e preparare le prossime campagne elettorali, in vista del redde rationem dell'appuntamento con le politiche, che potrebbe arrivare presto. In attesa quindi che il centrodestra rifletta sul da farsi, il leader del Pd rivendica, anche nelle numerose interviste sui giornali di oggi, i risultati ottenuti dal partito. «Il Pd, mettendosi a servizio di questa riscossa civica, ha ottenuto risultati straordinari che non possono essere sminuiti sia se guardiamo alle liste sia alle candidature». «Voglio ricordare che nelle 29 città capoluogo vinte, 24 sono nostri candidati».

Insomma, il segretario non ci sta a cedere la vittoria a Sel e Idv, che pure hanno imposto i propri candidati nelle due città simbolo di questo voto, Milano e Napoli. E, anzi, agli alleati assicura che «il Pd è pronto a mettersi al servizio della costruzione di un nuovo centrosinistra che faccia una proposta al paese», che rappresenti «l'alternativa» ma che «terrà le porte aperte» a quelle forze politiche che «vogliono guardare oltre il berlusconismo». E a chi già si interroga se questo voglia dire proporre un'alleanza ai moderati del Terzo polo, anche alla luce del ritrovato rapporto con Casini, il segretario dice: «Non c'è bisogno di entrare nel merito delle alchimie politiche, questo voto dimostra che si è mossa un'esigenza civica, l'esigenza di ricostruzione democratica e sociale».