Per la Lega arriva l'ora della verità
Carroccio al bivio: rompere alleanza o proseguire?
ROMA - Dopo due settimane di ipotesi, fibrillazioni e tensioni, si avvicina l'ora della verità per Umberto Bossi e la Lega: quando si saprà il risultato del ballottaggio di Milano si capirà quale strada sceglierà il Carroccio e quale sorte attende il governo.
La speranza è ovviamente una vittoria di Letizia Moratti, anche se - come dice qualche leghista - un'affermazione di Giuliano Pisapia «non sarebbe una tragedia». Ma comunque, se davvero si concretizzasse il successo del centrosinistra, la Lega si troverà a un bivio: restare fedeli a Silvio Berlusconi e continuare a sostenere il governo, oppure accelerare la exit strategy dall'alleanza con il Pdl per «non farsi trascinare a fondo», come detto dal Senatur. E la scelta potrebbe dipendere anche dall'esito delle altre sfide, anche di quelle che non vedono coinvolte la Lega come Napoli e Cagliari. Oltre che dai ballottaggi con un leghista in corsa: Varese, Novara e la provincia di Mantova in alleanza con il Pdl, Rho e Desio in corsa solitaria, solo per citare i più importanti.
LE STRATEGIE DEL CARROCCIO - Un filotto del centrosinistra, spiegano da via Bellerio, potrebbe far prevalere nella Lega chi spinge per smarcarsi dal Cavaliere, indurlo ad un passo indietro, insediare un altro premier (Tremonti o Maroni) e creare un clima tale da permettere di concludere il federalismo fiscale e avviare le altre riforme istituzionali. Ma non è detto che Bossi scelga una strada più lunga ma meno traumatica: continuare con i 'distinguo' rispetto a Berlusconi - come ad esempio sui ministeri al nord - proseguire il dialogo con le opposizioni sulla legge elettorale, magari anche rendere la vita ancora più difficile al governo nell'Aula della Camera, fino a rendere insostenibile la situazione e necessario un nuovo governo.
Questo nel caso in cui il Senatur si convincesse che ormai la leadership di Berlusconi sia logora e controproducente. Ipotesi possibile, spiegano dirigenti leghisti, ma non ancora certa. Più che altro per la mancanza di alternative: «Con chi ci alleeremmo, con la sinistra e Di Pietro?». Insomma, non è detto che anche in caso di sconfitta ai ballottaggi non si prosegua comunque nell'alleanza, anche se - ammette un dirigente del 'cerchio magico' - «obtorto collo».
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