20 aprile 2024
Aggiornato 10:00
«Mia» la città di Milano

Berlusconi in tv agita il «pericolo rosso» e rischio rom

Il Premier rompe il silenzio e invade i tg, mentre si studia una «sorpresa» fiscale

ROMA - Si perde il conto di quante volte definisce 'mia' la città di Milano. E per la verità si fa fatica anche a fare il calcolo del numero di interviste che rilascia. Già perché evidentemente non ne poteva bastare una soltanto al presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, per rompere il silenzio nel quale si era rinchiuso dopo la 'botta' del primo turno delle amministrative. Studio Aperto, Tg4, Tg1, Tg5, Tg2, Gr1, Tele Lombardia e Telereporter: tutte in un pomeriggio.

Un profluvio di dichiarazioni per smentire quello che cinque giorni di 'bocca cucita' avevano fatto comunque trapelare: pessimismo per la sfida dei ballottaggi, poca voglia di impegnarsi ancora in prima persona, delusione per le scarse preferenze ricevute. Ieri, dopo l'incontro con Umberto Bossi e una riunione con i vertici del Pdl, la svolta. Oggi, l'invasione mediatica. «Io sono in campo ogni giorno come cittadino di Milano e come leader del Pdl» dice, precisando però di non poter partecipare alla chiusura della campagna causa G8.

Si capisce subito che la strategia studiata per cercare di ribaltare il risultato di Milano è quella di puntare sul 'pericolo rosso' e sul rischio di 'invasione'. Il premier definisce i milanesi «turbati dalla visione delle bandiere rosse con la falce e il martello dei centri sociali», si dice convinto che «non daranno la città in mano alla sinistra estrema», «integralista» e pure «violenta». Anche perchè, è il messaggio molto simile a quello già lanciato da Bossi, se dovesse vincere Pisapia la città diventerebbe «islamica», una «zingaropoli», «piena di campi rom». Nel capoluogo lombardo, si fa dunque coraggio il Cavaliere, «c'è la possibilità di vittoria». Anche a Napoli la linea è quella di 'demonizzare' l'estremismo del competitor. De Magistris? Solo un pm «d'assalto» e «giustizialista», uno dei tanti finiti a fare politica con la sinistra.

Berlusconi legge con le lenti rosa anche i risultati della prima tornata amministrativa. Certo, ammette che a Milano l'esito è stato «inaspettato» ma sostiene anche che il Pd ha perso 5 punti percentuali e che il Pdl ha di che gioire visto che si conferma il primo partito in Italia. Il premier ne ha anche per il Terzo polo che ha dimostrato - dice - la sua «irrilevanza» con Fli che «non è esistito» proprio.
Ma visto che il presidente del Consiglio sa, anche perchè è stato il primo a sostenerlo, che questo non è soltanto un voto amministrativo, ci tiene a mandare un messaggio rassicurante sulla maggioranza. L'alleanza Pdl-Lega, garantisce, è «stabile» e soprattutto «non c'è nessuna possibilità di un governo alternativo a questo».

Berlusconi, dopo il pressing di Bossi, è dunque tornato a mettere la faccia sulla campagna elettorale. Ma né lui né il senatur si illudono che possa bastare un po' di propaganda per evitare il disastro che sembra profilarsi. Tanto che oggi il ministro per la Semplificazione, Roberto Calderoli, ha fatto sapere che la prossima settima i due annunceranno una «sorpresa». Di certo c'è che entrambi ieri hanno sollecitato Giulio Tremonti ad aprire almeno un po' i cordoni della borsa. Ed è probabile che il coniglio dal cilindro si giochi sugli sgravi fiscali. Una delle ipotesi, visto appunto che ci vuole l'imprimatur del titolare dell'Economia e che le risorse sono scarse, è che la sorpresa sia una proposta lanciata poco più di un mese fa dallo stesso superministro al salone del Risparmio: una sorta di free tax area, insomma un regime fiscale di favore per attrarre le imprese della finanza a Milano, sul modello di Dublino. A questa si potrebbe affiancare - viene spiegato - una valorizzazione di interventi fiscali già presenti nel decreto sviluppo.