20 aprile 2024
Aggiornato 03:30
Parlare di sorpresa è riduttivo

Milano choc per Berlusconi. E punta dito sulla Lega

Dubbi sulla personalizzazione della «campagna». Malumori nel Pdl

MILANO - Parlare di sorpresa è riduttivo. La piega che sta prendendo il voto di Milano è stato uno choc per Silvio Berlusconi. Peggio di così, potrebbe essere solo la vittoria di Giuliano Pisapia al primo turno. Nell'entourage del premier si prova a sottolineare il pessimo risultato del Pd a Napoli e il trionfo dei candidati 'estremisti' di Sel e Idv. A ricordare che nelle elezioni di medio termine quasi tutti i leader hanno ottenuto pessime percentuali, compresa Angela Merkel, nonostante il 'boom' economico tedesco. Sono le foglie di fico che probabilmente si tenterà di usare nei prossimi giorni. Ma è difficile che basti. Questa volta non è stata sufficiente la presenza del Cavaliere in campagna elettorale a «fare il miracolo» come era accaduto con Cappellacci in Sardegna: si vedano anche i risultati di Olbia e Crotone.

E a Milano Silvio Berlusconi si era messo in gioco in prima persona, come capolista, e impostando tutta la campagna elettorale come un referendum su di sè. «Non riesco a capire come sia possibile» ha chiesto il premier ai suoi collaboratori. Il presidente del Consiglio questa mattina è andato in tribunale per partecipare all'udienza Mills, poi ha pranzato con i figli ed è rimasto tutto il giorno ad Arcore. Ostinandosi a non voler commentare i dati provvisori, anche quando le proiezioni si sono fatte più precise e sempre più simili all'esito dello scrutinio reale. Mette le mani avanti il portavoce Paolo Bonaiuti smentendo in via preventiva qualsiasi ricostruzione degli sfoghi del Cavaliere: «Esprimerà le sue valutazioni - fa sapere - soltanto domani a risultati definitivi». D'altra parte la strategia comunicativa va scelta al meglio. Nel Pdl in queste ore stanno riemergendo i dubbi per una campagna elettorale che è stata impostata sui temi che si considerano sbagliati, trainata dai falchi come Daniela Santanché. Ma nel partito sanno bene che il primo falco è stato proprio Silvio Berlusconi e più di qualcuno ammette che l'errore è stato prima di tutto del 'Capo'. Per questo si pensa a un cambio di strategia comunicativa in vista del ballottaggio che metta in primo piano, come spiga per esempio Osvaldo Napoli, i temi «amministrativi».

A questo punto c'è anche da fare i conti con la Lega. Chiuso nel fortino di via Bellerio, Bossi fa trapelare «stupore» per il risultato di Milano. D'altra parte il senatur aveva detto che una sconfitta nel capoluogo lombardo sarebbe stata una sconfitta di Berlusconi. Ma anche il Cavaliere - viene spiegato - è convinto che i troppi distinguo del Carroccio abbiano pesato a sfavore della candidata. Per Berlusconi a questo punto la priorità è vincere al ballottaggio per cercare di ammortizzare il più possibile le conseguenze sul governo. Un confronto con Bossi sarà inevitabile, ma è probabile che avvenga un po' più a freddo.

E dopo i ballottaggi sarà difficile tenere a freno anche il malumore che serpeggia da mesi nel partito e che, sia dal fronte della prima guardia azzurra che da quello degli ex colonnelli finiani, mette sotto accusa l'attuale triumvirato e chiede che il Pdl sia sottoposto a una decisa sterzata.