27 aprile 2024
Aggiornato 06:30
In gioco anche il futuro del Governo

Leader in campo per il finale della campagna elettorale

Berlusconi: «La vittoria alle elezioni darà fiducia». Bersani: «Serve un segnale»

ROMA - Con undici province e trenta capoluoghi di provincia al voto, le elezioni in programma domenica e lunedì rappresentano qualcosa in più di un normale turno di amministrative. Il sondaggista Renato Mannheimer ha parlato di un voto «in grado di segnare il futuro scenario politico italiano», mentre il Garante delle Comunicazioni, dopo la multa al Tg1, oggi ha sanzionato per 100mila euro anche il Tg4 e Sky per non aver rispettato in questi giorni il richiamo del'Authority sulla par condicio.

Il test coinvolge dieci milioni di italiani e i leader si sono impegnati a tappeto, a partire dal presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, oggi fisicamente a Napoli per il comizio finale di Gianni Lettieri, presente in collegamento telefonico con Reggio Calabria e intervistato da julienews.it. E proprio Berlusconi ha sottolineato che «da una vittoria del centrodestra alle elezioni amministrative può venire una spinta che dà maggiore slancio e fiducia al governo nazionale». Replica di Pier Luigi Bersani impegnato nel Veneto e atteso in serata a Bologna per appoggiare la corsa di Virginio Merola: dalle urne può venire «un segnale al Governo», se c'è una vittoria del centrosinistra «al primo turno a Torino e Bologna» e un «ballottaggio a Milano e Napoli». Anche Nichi Vendola, impegnato nella sua Puglia a Barletta e Bisceglie, nel suo videoappello via web ha sottolineato il valore nazionale del voto parlando della «crisi del berlusconismo».

Salerno, Caserta e Napoli (dove ha sfidato il Pd con il suo candidato Luigi de Magistris) i principali appuntamenti di oggi per Antonio Di Pietro (Idv), mentre Gianfranco Fini (Fli) e Pier Ferdinando Casini (Udc) sono a Bologna per sostenere il candidato del Terzo polo, Stefano Aldrovandi. Leader strettamente nordici a Milano, per la chiusura di campagna elettorale di Letizia Moratti: Ignazio La Russa (milanese d'importazione, in realtà), Giulio Tremonti (che La Russa per un lapsus ha ribattezzato Giulio Andreotti) e Umberto Bossi. Da mezzanotte silenzio elettorale per legge, ma già infuria la polemica preventiva delle opposizioni sul possibile show di Berlusconi alla festa scudetto del Milan.