28 aprile 2024
Aggiornato 09:30
Omicidio Rea

Forse Carmela uccisa perchè a conoscenza di un segreto

E' l'ultima pista che gli inquirenti stanno seguendo. Nuovi sopralluoghi, trovato scontrino: depistaggio?

ANCONA - E' l'ultima pista che gli inquirenti stanno seguendo: Carmela Rea, la giovane trovata cadavere il 20 aprile nel bosco di Ripe di Civitelle, assassinata con 35 coltellate, potrebbe essere stata uccisa perchè a conoscenza di un segreto che avrebbe sollevato uno scandalo nella comunità in cui viveva. Verrebbe dunque confermata una delle prime ipotesi degli inquirenti, Carmela sarebbe stata avvicinata da qualcuno che lei conosceva bene e magari di cui si fidava.

Questa persona- non si esclude che fossero anche più persone assieme, compresa una donna- avrebbe costretto la donna a tacere, ma Carmela probabilmente non si sarebbe lasciata intimidire. Per questo il suo o i suoi assassini avrebbero infierito brutalmente sul corpo fino a lasciarla nel bosco di Ripe di Civitelle ancora agonizzante. E' quanto emerge dalla prima relazione consegnata dal medico legale Adriano Tagliabracci ai pm delle procure di Ascoli e Teramo.

Nuovi sopralluoghi sono in corso anche oggi nel bosco delle Casermette a cui partecipano anche i cani molecolari. Si cercano strade secondarie che conducano al luogo del ritrovamento del cadavere, perchè gli investigatori sono convinti che Carmela, morta dissanguata, abbia perso molto sangue in un terzo luogo oltre a quello della scomparsa, Colle San Marco, e del ritrovamento.

Inoltre è trapelato un nuovo indizio: il giorno del ritrovamento del cadavere della donna, a seguito di una telefonata anonima arrivata da una cabina telefonica dal centro di Teramo, gli inquirenti avrebbero trovato nei pressi del cadavere uno scontrino, di un panino e di una bibita, con data 19 aprile. Esattamente il giorno dopo la scomparsa della donna. Possibile dunque che Carmela sia stata uccisa il giorno dopo essersi volatilizzata da Colle San Marco, oppure che qualcuno avesse visto già il cadavere il giorno prima dell'allarme ma avesse taciuto.

Non è da escludere neanche che l'assassino sia tornato sul luogo del misfatto il giorno dopo l'omicidio per seminare quei segni, considerati dagli inquirenti come un tentativo di depistaggio. Come la siringa conficcata sul seno della donna, il laccio emostatico e una svastica sulla coscia destra, ingiurie inflitte al corpo quasi certamente post mortem. Le procure di Ascoli e Teramo si rivolgono nuovamente a chi può essere transitato in zona per rilasciare testimonianze utili.

Il marito della giovane, Salvatore Parolisi, continua intanto a gridare la sua innocenza e si dice disponibile ad effettuare il test del dna per allontanare i sospetti da sè. Ci sono ancora due persone all'attenzione degli investigatori: un amico di Parolisi, guardia carceraria e un operario vicino di casa della coppia a Folignano . Proprio la guardia carceraria è stata ascoltata più volte poichè il suo racconto non convince. Soprattutto il particolare di una misteriosa valigia che l'uomo avrebbe visto nella macchina di Parolisi, poi improvvisamente scomparsa.

Il delitto, ancora senza un indagato, sta diventando, per gli inquirenti, un grande rompicapo, vista anche l'ampiezza della zona da setacciare. Si attendono i risultati delle analisi dei Ris di Roma sugli oggetti ritrovati accanto al cadavere e sulle piccole macchie di quello che sembra sangue sul sedile del passeggero dell'auto di Parolisi.