19 aprile 2024
Aggiornato 21:00
Delitto dell'Olgiata

L'analisi del Dna ha cambiato il corso delle indagini

Il Pm chiederà l'archiviazione per Roberto Jacono

ROMA - Un domestico che uccide per problemi di denaro la padrona di casa, nella camera da letto della donna. Non è la soluzione di un gioco da tavolo, ma il quadro d'accuse che si sta riversando addosso a Winston Manuel Reves, una moglie e tre figli, nato nelle Filippine ma residente da tempo a Roma. E' rimasto l'unico indagato per l'omicidio di Alberica Filo della Torre, avvenuto il 10 luglio del '91. Secondo i difensori, gli avvocati Andrea Guidi e Flaminia Caldani, nel carcere di Regina Coeli è adesso «scosso, sorpreso» ma anche «sereno perché si considera innocente». I due legali non vogliono aggiungere nulla. E sembra chiaro che la battaglia si svolgerà tutta davanti al giudice delle indagini preliminari che dovrà convalidare o meno l'arresto di Winston. La prova di forza della Procura, che ha emesso un decreto di fermo e non ha atteso una ordinanza, è uno dei passaggi difficili da sottovalutare in questa fase.

Perché il nome del filippino era più volte comparso nell'inchiesta. Per molto tempo investigatori avevano cercato la prova principe a carico di Winston, ma anche l'incidente probatorio svolto sulla macchia di sangue trovata sui jeans che il filippino aveva indosso così come la ferita al gomito, non aveva portato un risultato diverso, netto, semplice. Le verifiche, i controlli, sul lenzuolo che strinse il collo della contessa, non erano allora, all'inizio degli anni '90, così sofisticati, raffinati come adesso. E così ogni volta uomini sul campo e magistrati si ritrovavano con il vicolo cieco di sospetti, ipotesi, dubbi da chiarire. Roberto Jacono, figlio dell'insegnante privata di inglese dei figli dei coniugi Mattei, era un un ulteriore interrogativo. Adesso per la sua posizione i pubblici ministeri chiederanno l'archiviazione.

E' lui un'altra delle vittime del mistero che si è annodato per anni su se stesso. Così come gli accertamenti sugli affari del marito di Alberica, l'imprenditore Pietro Mattei, o dell'amicizia della famiglia con un funzionario del Sisde. Altri interrogativi inutili che riempivano le pagine di giornale, ma non servivano a trovare un responsabile, un qualcuno che fosse chiamato a rispondere di quel che era successo. «Quando ad un mosaico manca sempre una tessera doveva sorgere un dubbio, dare un orientamento. Ma non è successo - commenta un investigatore che per oltre un anno ha lavorato al caso - Ora è facile parlare. Le analisi del dna permettono di essere più tranquilli. Ma di elementi a carico di Winston ce ne sono molti adesso perché ce n'era anche all'epoca dei fatti».