Ultimatum Napolitano su decreti «monstrum», è gelo
Il Capo dello Stato: «D'ora in poi rinvio». Incontro al Colle con il Premier
ROMA - Un monito severo arriva dal Quirinale al governo ed è fra i motivi della convocazione al Colle per Silvio Berlusconi, inaspettata fino a poche ore prima. Il richiamo che Napolitano lancia è sul «Milleproroghe» e più in generale sul modo del governo di usare fiducie, decreti e maxi-emendamenti. Troppe norme «eterogenee» e «non coerenti» con la Costituzione aggiunte al testo originario; il monito è accompagnato da una sorta di «ultimatum» all'esecutivo: «D'ora in avanti, di fronte a casi analoghi - dice il presidente - non potrò rinunciare ad avvalermi della facoltà di rinvio». Il Cavaliere, spiega una nota del Quirinale, accoglie i rilievi del Colle. Ma è chiaro che, al di là della dovuta cortesia istituzionale, i rapporti, come è ormai da tempo, restano freddi.
Berlusconi mantiene il profilo dialogante, in fondo, come esplicita poche ore dopo Umberto Bossi: «Per questa volta ci salviamo ancora...».
Nell'agenda dell'incontro del pomeriggio al Quirinale - poco più di mezz'ora - è entrata però anche la politica estera con la grave situazione in Libia. Berlusconi aggiorna il presidente e gli illustra le iniziative del governo per l'accoglienza dei rifugiati e il rimpatrio degli italiani. Misure che sono al centro del vertice di questa sera. La posizione del capo dello Stato sul tema è chiara: deve cessare la «cieca repressione» e le «legittime richieste» del popolo meritano risposte.
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