12 ottobre 2025
Aggiornato 04:00
Il capo dello Stato boccia anche il continuo ricorso alla fiducia

Milleproroghe, Napolitano «bacchetta» il Governo

Berlusconi, salito al Colle anche per parlare di Libia, accoglie le osservazioni del Quirinale. Fini: la lettera si commenta da sola. Bruno (Pdl): Fuori luogo i rilievi di Napolitano. Ventura (Pd): fermato uno scempio

ROMA - Il decreto «Milleproroghe» contiene norme, aggiunte in un secondo momento, «eterogenee» e «di assai dubbia coerenza con i principi e le norme della Costituzione». E' uno dei rilievi che il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano fa nella lettera inviata al premier Silvio Berlusconi e ai presidenti delle Camere in merito al decreto all'esame dell'aula di Montecitorio.

LA LETTERA LETTA DA GIANFRANCO FINI - Nella lettera, letta nell'aula della Camera da Gianfranco Fini, il capo dello Stato osserva come al testo originario del decreto-legge costituito da 4 articoli e 25 commi «sono stati aggiunti altri 5 articoli e 196 commi». «Molte di queste disposizioni aggiunte in sede di conversione - sottolinea Napolitano - sono estranee all'oggetto quando non alla stessa materia del decreto, eterogenee e di assai dubbia coerenza con i principi e le norme della Costituzione». E tutto questo nonostante «l'intendimento manifestato dal governo al capo dello Stato».

TROPPE FIDUCIE COMPRIMONO IL RUOLO DEL PARLAMENTO - «Il frequente ricorso alla posizione della questione di fiducia - stigmatizza Napolitano - realizza una ulteriore pesante compressione del ruolo del Parlamento».
Napolitano ha affermato nella missiva che l'iter che ha caratterizzato il provvedimento ha disatteso quanto il governo aveva assicurato.

DA ORA IN POI, IN CASI ANALOGHI, IL QUIRINALE RICORRERA’ AL RINVIO - Il decreto 'Milleproroghe' non viene rinviato dal presidente della Repubblica ma Giorgio Napoletano mette in guardia il governo: «Devo avvertire - scrive il presidente - che, a fronte di casi analoghi, non potrò d'ora in avanti rinunciare ad avvalermi della facoltà di rinvio anche alla luce dei rimedi che l'ordinamento prevede nella eventualità della decadenza di un decreto legge».

L’ ETEROGENEITA’ DELLE MODIFICHE NON CONSENTONO LA DISCUSSIONE IN COMMISSIONE - L'eterogeneità e l'ampiezza delle modifiche introdotte nei decreti legge impedisce l'esame delle commissioni parlamentari che è invece richiesto dalla Costituzione, spiega il presidente della Repubblica..
«L'eterogeneità e l'ampiezza delle materie non consentono a tutte le commissioni competenti di svolgere l'esame referente richiesto dal primo comma dell'articolo 72 della Costituzione, e costringono la discussione da parte di entrambe le Camere nel termine tassativo di 60 giorni», si legge nella lettera del Colle.

UNA PRASSI IRRITUALE CHE TAGLIA FUORI IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA  - Il capo dello Stato, nel ricordare «i rilievi ripetutamente espressi fin dall'inizio del settennato», ha messo in evidenza che «la prassi irrituale con cui si introducono nei decreti-legge disposizioni non strettamente attinenti al loro oggetto si pone in contrasto con puntuali norme della Costituzione, delle leggi e dei regolamenti parlamentari, eludendo il vaglio preventivo spettante al capo dello Stato in sede di emanazione dei decreti-legge».

CI SONO LE NORME PER EVITARE LA DECADENZA DEI DECRETI - Il capo dello Stato si dice infatti «consapevole che una eventuale decisione di avvalermi» della facoltà di rinviare il 'Milleproroghe' «potrebbe comportare la decadenza delle disposizioni contenute nel decreto-legge da me emanato nonchè di quelle successivamente introdotte in sede di conversione». Però Napolitano ricorda anche «che l'ordinamento prevede la possibilità di ovviare a tali inconvenienti attraverso sia la regolamentazione con legge dei rapporti giuridici sorti sulla base del testo originario del decreto sia la riproposizione in uno o più provvedimenti legislativi, anche di principi costituzionali».

BERLUSCONI ACCOGLIE I RILIEVI DI NAPOLITANO - Il presidente del Consiglio «ha convenuto sulle osservazioni di metodo formulate dal presidente della Repubblica nella lettera oggi inviata a lui e ai presidenti delle Camere in materia di decretazione d'urgenza». Lo ha riferito il Quirinale in una nota, diffusa al termine dell'incontro al Colle tra il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, che era accompagnato dal sottosegretario alla Presidenza Gianni Letta.

ANCHE LA LIBIA AL CENTRO DEL COLLOQUIO - Nella conversazione, prosegue la nota, sono stati toccati altri temi di attualità di politica internazionale alla vigilia della visita del presidente della Repubblica in Germania. In primo piano, la Libia e Berlusconi ha illustrato al capo dello Stato le iniziative che il governo intende prendere. Si è inoltre ribadita l'esigenza della massima attenzione ai principali problemi di politica economica.

BRUNO (PDL): FUORI LUOGO LE CRITICHE DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA - La lettera del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, sul Milleproroghe è «fuori luogo». Ad affermarlo il presidente della commissione Affari costituzionali, Donato Bruno, che critica la diffusione di un comunicato «in un momento in cui l'Aula si sta esprimendo».
«Per quanto riguarda il metodo noi sappiano che al Senato il fatto che senatori e governo allarghino le maglie del provvedimento firmato da Colle sia una prassi talmente consolidata che gridare oggi allo scandalo è fuori luogo», sottolinea bruno prendendo la parola in Aula. L'esponente del Pdl ha invitato quindi ad andare «avanti nei lavori. L'Aula è sovrana - ha detto - e poi ognuno si assumerà le sue responsabilità con il voto».

FINI: LA LETTERA DI NAPOLITANO SI COMMENTA DA SOLA - «Credo che la lettera si commenti da sola». Così il presidente della Camera, Gianfranco Fini, ha risposto ai giornalisti che a Montecitorio lo hanno interpellato sui rilievi fatti dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, al decreto milleproroghe.

VENTURA (PD): E’ STATO FERMATO UNO SCEMPIO - Il 'Milleproroghe' è «uno scempio, una somma di tasse e favori», che il governo «voleva far approvare con l'arroganza e il disprezzo della legge che lo caratterizzano». Lo ha sottolineato Michele Ventura, vicepresidente vicario dei deputati Pd, che ha aggiunto: «L'intervento, come sempre tempestivo del capo dello Stato, richiama il governo a un corretto uso dei decreti legge. Ma chiedere correttezza a questo esecutivo é come voler far girare il sole intorno alla luna».