27 agosto 2025
Aggiornato 18:00
«Il regime è al crollo»

Finocchiaro: il dialogo è una finta

Il Presidente del Gruppo del PD: «Berlusconi teme le elezioni, anche Bossi lo sta mollando»

ROMA - «E' una mossa che mi aspettavo, è da copione, quando un regime sta per vedere crollare il mondo intorno ecco che finge di cercare il dialogo». Lo dice Anna Finocchiaro, presidente del gruppo del Pd al Senato, in un'intervista che appare oggi sui quotidiani Agl in cui commenta la lettera aperta di Berlusconi a Bersani pubblicata dal Corriere, lettera che definisce «politicamente irricevibile».
«In tutti questi anni - spiega Finocchiaro - il premier ha respinto, senza neanche leggerle, le nostre proposte di legge in Parlamento. Noi da Berlusconi abbiamo avuto solo offese e ingiurie. E, guarda un po', proprio ora il Premier si scopre 'dialogante'. La verità è che ha paura. Persino la Lega lo sta mollando. Maroni gli ha già dato il benservito parlando di lui come di un leader ormai superato».

Ma il rilancio delle liberalizzazioni di cui parla il presidente del Consiglio? «Le liberalizzazioni- risponde la presidente dei senatori del Pd- le hanno fatte Bersani e il centrosinistra, questo governo si è mosso in tutt'altra direzione in difesa delle rendite di posizione. Berlusconi lo sopportiamo da due lustri, se voleva fare le riforme aveva tutto il tempo per realizzarle. Chissà perché le liberalizzazioni gli scappano proprio adesso che l'era Berlusconi è alle scene finali».

E' sicura di questo? «Sì. Noi abbiamo dato una mano, ma Berlusconi ci ha messo molto del suo. E' partito con un'armata invincibile e si ritrova con una maggioranza appesa agli Scilipoti e ai Razzi». Le elezioni sono dunque più vicine? «Sì - aggiunge Finocchiaro - non sono la soluzione auspicabile, ma in queste condizioni non ci sono altre vie». Dunque, le posizioni ora si sono capovolte, l'opposizione chiede le elezioni mentre il Premier ha cambiato idea e non le vuole più? «E' perché Berlusconi si sente franare il terreno sotto i piedi e ha paura del giudizio dei citatdini».