28 marzo 2024
Aggiornato 20:00
Presidenza Camera

Fini non lascia e ostenta sicurezza: sono alla disperazione

L'ultimo tassello di una guerra senza quartiere. Fli: «Lascino Schifani-Frattini». E su Berlusconi: «Mandante del dossier»

ROMA - «Dimostra che sono alla disperazione». Ostenta sicurezza, Gianfranco Fini, di fronte al duro attacco mosso da un Pdl pronto a insistere per un passo indietro del Presidente della Camera. Gli imputano di non essere più super partes, di aver agito in modo anomalo di fronte al capitolo Copasir, di aver soprattutto mentito nella vicenda della casa di Montecarlo. «Sono alla disperazione», continua a ripetere Fini.

Fli, intanto, mette l'elmetto in difesa del suo leader. Una conferenza stampa, una denuncia e un comunicato serale, questi i tre passi che i futuristi scelgono per ribattere colpo su colpo all'offensiva berlusconiana. Futuro e libertà convoca dunque nel pomeriggio i giornalisti per contestare alla radice la validità delle carte provenienti da Santa Lucia, sulla cui autenticità aveva garantito il ministro degli Esteri Franco Frattini rispondendo in Senato a una interrogazione parlamentare. E' Italo Bocchino a chiedere le dimissioni di Renato Schifani dalla presidenza del Senato e di Franco Frattini dalla Farnesina, accusandoli di «dossieraggio istituzionale». Bocchino non risparmia neanche il Cavaliere: «Silvio Berlusconi è il mandante di questa operazione di dossieraggio, l'esecutore è Walter Lavitola», accusa. Poco prima era sto un militante di Fli a scegliere la via giudiziaria, denunciando il responsabile della Farnesina alla Procura della Repubblica e al Tribunale dei Ministri per il reato di abuso di ufficio.

L'ultimo tassello di una guerra senza quartiere è la durissima nota con la quale, a sera, l'ufficio stampa di Fli decide di replicare ai coordinatori del Pdl che avevano invocato un passo indietro del Presidente della Camera: i berlusconiani «non meritano risposta tranne quella degli italiani. Anziché preparare dossier nel tentativo di intimidire, Berlusconi abbia la dignità di dimettersi per consentire agli italiani di pronunciarsi sulle tonnellate di fango che lo riguardano».