18 aprile 2024
Aggiornato 03:00
Il caso Compagnon

Sulla caccia al deputato l'Udc assicura: nessuna tentazione

Il Partito di Casini: «La campagna Berlusconi non avrà successo»

ROMA - Nessuna tentazione. Dal quartier generale dell'Udc assicurano che la caccia ai delusi lanciata da Silvio Berlusconi non avrà successo nel partito di Pier Ferdinando Casini che la sua «emorragia» di deputati l'ha già subita prima della verifica del 29 settembre scorso, con la fuoriuscita dei cinque dissidenti siciliani guidati da Saverio Romano. Ma, nonostante le smentite dei giorni scorsi, c'è un nome che circola nel Pdl in maniera insistente come uno dei più vicini all'addio ai centristi: è quello di Angelo Compagnon, friulano di Povoletto in provincia di Udine, segretario d'Aula dell'Udc.

Il caso Compagnon - Lui, dopo le smentite già fioccate nei giorni scorsi, interpellato al telefono, dice: «Personalmente non smentisco niente perché non c'è niente da smentire. E' una cosa che non capisco, non esiste, io non smentisco le cose che non esistono». E assicura: «Nessuno mi ha contattato, sono segretario d'Aula e ho contatti con tutti a Montecitorio, nessuno mi ha mai detto 'scusa, non è che passeresti al Pdl?'». L'Udc, garantisce Compagnon, «mantiene la sua coerenza e la sua linea di opposizione responsabile. Siamo pronti a discutere con la maggioranza qualsiasi argomento nell'interesse del paese». Poi rileva: «Il Pdl dice che il mio addio a Casini è cosa fatta? Allora avrei votato contro la sfiducia, sarei passato con la maggioranza prima del voto. In quel momento avrei avuto potere contrattuale. Ora non ce n'è, non esiste».

Su Compagnon molti del gruppo centrista alla Camera sono pronti a mettere la mano sul fuoco: «L'Udc - spiega il responsabile Enti Locali del partito, Mauro Libè - ha intrapreso una strada facendo una valutazione comune al proprio interno. Sono convinto che i parlamentari dell'Udc non hanno nessuna tentazione di abbandonare questo partito. Ci conosciamo tutti uno per uno e oltre alla politica ci legano forti rapporti di amicizia». Non vuole più sentire parlare di caccia al deputato neanche Mario Tassone, un altro nome inserito nei giorni scorsi nella lista dei potenziali transfughi: «E' più facile che lasci l'Udc Casini che Mario Tassone», è l'iperbole del vicesegretario del partito. E anche il deputato piemontese Deodato Scanderebech, uno che per il suo recente passato di transfuga, dall'Udc al Pdl e poi di nuovo all'Udc, è stato preso di mira nella caccia al voto per la maggioranza garantisce: «I nostri valori non sono in vendita. Si tolgano dalla testa ogni speranza e illusione. Non c'è alcun pericolo che qualcuno lasci».