28 marzo 2024
Aggiornato 11:00
Partito Democratico

La sconfitta di Boeri rilancia la critica Modem e rischi primarie

La Minoranza attacca sulle alleanze, dirigenti locali sotto accusa. Cresce richiesta di riflettere sulla consultazione di coalizione

ROMA - La sconfitta di Stefano Boeri, candidato del Pd alle primarie milanesi riapre il dibattito interno e anche la discussione sui rischi insiti nelle primarie di coalizione. La coincidenza temporale tra l'apertura della crisi del governo, con le dimissioni di Fli, e il risultato negativo per i Democratici nella scelta del candidato sindaco di Milano, ha infatti dato argomenti alla minoranza di Movimento democratico per criticare la linea della segreteria Bersani sulle alleanze. Sullo sfondo poi si registra il malcontento verso i dirigenti locali verso i quali è stata paventata anche l'ipotesi di dimissioni.

Bersani commenta in serata il risultato con un appello alla vera battaglia elettorale, quella per la guida di palazzo Marino: «una battaglia che il centrosinistra può vincere- dice il leader del Pd -. Il problema principale da affrontare adesso è come offrire alla città una proposta che si rivolga ad una opinione più vasta di quella consolidata del centrosinistra. Sono certo che su questo si lavorerà con aperture e spirito unitario attorno al candidato Giuliano Pisapia».

Ma se il coordinatore della segreteria, Maurizio Migliavacca, smentisce la richiesta di dimissioni dei vertici locali, in mattinata il segretario milanese Roberto Cornelli, il coordinatore dei circoli cittadini Francesco La Forgia, il tesoriere Gabriele Messina e dal capogruppo in consiglio comunale Pierfrancesco Majorino avevano rimesso il loro mandato. E c'è chi anche a Roma, come Rosy Bindi ha esplicitamente chiesto che proprio chi a Milano aveva suggerito al partito di sostenere Boeri contro l'opinione del partito nazionale oggi «ne tragga le conseguenze».

La scarsa partecipazione alle primarie milanesi ha anche riaperto il fronte di chi chiede di riflettere sullo strumento di consultazione. Lo chiede Marco Follini: «Il culto delle primarie a lungo andare rischia di trasformare il Pd in un campo di battaglia per le scorrerie di tutti gli altri. A questo punto s'impone una riflessione. Tanto più perchè avverto fortissimo il rischio che il partito finisca fuori strada». Ma anche Rosy Bindi: «Le primarie - dice - sono uno strumento prezioso che va utilizzato con un atteggiamento e una sapienza politica diversi da quelli che probabilmente sono stati usati quando le candidature venivano scelte all'interno delle segreterie dei partiti». Mentre la velina rossa lancia una proposta 'choc' che in realtà da tempo circola nei colloqui informali di Montecitorio: «Con il preannuncio di un terzo polo - scrive - le primarie devono avvenire unicamente tra i rappresentanti del partito e non coinvolgere la cosiddetta coalizione».

E sulla vittoria del candidato di sinistra si inseriscono le critiche alla strategia delle alleanze da parte di Modem. Sia Beppe Fioroni che Paolo Gentiloni hanno sottolineato infatti che il Pd dovrebbe scegliere nettamente di voler stare con il centro e dunque con il Terzo polo perchè lo «scivolamento a sinistra» sancito con il Nuovo Ulivo è la causa principale della perdita di consensi. Un argomento che non trova indifferente, come è noto, il vicesegretario del Pd, Enrico Letta, il quale commentando il risultato delle primarie milanese ha ammesso che «il voto milanese disegna scenari sui quali sarà bene riflettere in profondità prima che sia troppo tardi».