6 maggio 2024
Aggiornato 11:00
In attesa del vertice Fini-Bossi

Il Governo a un passo dalla crisi

Il Presidente della Camera incontra Casini e il Sottosegretario Letta, che gli esclude l'ipotesi di un Premier nuovo. Per il Cavaliere lo spettro Tremonti

ROMA - Silvio Berlusconi decolla per Seoul; poco dopo Gianni Letta varca la soglia dello studio di Gianfranco Fini per un incontro riservatissimo al quale poi si aggiungerà anche Pier Ferdinando Casini. Ma in quella sede, a quanto si apprende, Fini avrebbe deciso di alzare ulteriormente l'asticella, un rilancio rispetto alla richiesta fatta a Bastia Umbra pochi giorni fa. Certo, ufficialmente gli ambienti del Presidente della Camera giurano che se il Cavaliere decidesse per la crisi e per un esecutivo allargato, allora sarebbe possibile superare lo stallo. Ma in realtà, secondo fonti Fli, Fini starebbe valutando anche scenari alternativi. Consapevole anche che in questo modo si mette pressione al Cavaliere spingendolo magari ad accettare quello che fino a giorni fa era considerato inaccettabile. Ovvero una crisi pilotata per il reincarico e l'allargamento della maggioranza.

Il primo scenario Fini lo avrebbe prospettato oggi pomeriggio a Letta: lì, riferiscono, si sarebbe anche ipotizzata una soluzione che prevede un passo indietro di Berlusconi e un governo più largo. Ovviamente la figura di maggior garanzia sarebbe lo stesso Letta. Ipotesi che sarebbe stata bollata come irricevibile dallo stesso sottosegretario. Salutato Letta, Fini nel tardo pomeriggio incontra Casini e Rutelli, per sancire una possibile exit strategy: senza un nuovo governo d'intesa con Berlusconi, i tre giocherebbero di sponda, subito dopo il ritiro della delegazione di Fli (al massimo venerdì sera), in una situazione che porterebbe naturalmente e in tempi brevi a una crisi. Lì si aprirebbero scenari alternativi, dal più volte paventato esecutivo Pisanu a un'altra soluzione per arrivare alle elezioni e schierare un nuovo polo moderato. Scenari aperti che, se confermato l'incontro, torneranno di nuovo sul tavolo domani quando interlocutore di Fini anche per conto di Silvio Berlusconi sarà Umberto Bossi.

Tutte ipotesi difficili da realizzare, e che comunque rendono ancora più importante il faccia a faccia fra Fini e Bossi, previsto per domani. Un incontro nel quale Fini, secondo i falchi Fli, potrebbe finanche chiedere alla Lega di aprire una pagina nuova, dare vita magari a un esecutivo Tremonti, ottenere l'approvazione del federalismo e in cambio modificare la legge elettorale.
Difficile che il Carroccio decida però di abbandonare Berlusconi al suo destino, sancendo la fine di un'alleanza decennale: «Il loro rapporto personale è troppo forte», giurano i leghisti in Transatlantico. A meno che, ragiona un esponente del Carroccio, «non ci sia anche la garanzia di un salvacondotto per Berlusconi». Intanto, a scanso di equivoci, Calderoli ha ulteriormente accelerato sul federalismo, depositando alla Camera il testo del decreto legislativo del fisco comunale.

E proprio l'atteggiamento della Lega è quello che preoccupa di più il Cavaliere, nonostante la rassicurazione sulla lealtà dell'«amico Umberto» sparsa a piena mani. Certezze che non tranquillizzano molti parlamentari pidiellini: «Un esecutivo Tremonti è già pronto nel cassetto», teme uno di loro. Atterrato a Seoul, il premier si troverà di fronte alla scelta di seguire la strada della trattativa con Fini, uscendo però depotenziato da una crisi pilotata, e la voglia di continuare a sfidare l'ormai ex alleato a votargli contro in Parlamento, andando incontro ad una crisi al buio.