Stop di Napolitano, alta tensione Colle-Berlusconi
Pdl: Via autorizzazione. E scatta automatismo anche per Premier
ROMA - In un certo senso, in soldoni, dicono entrambi la stessa cosa. Qualcosa che suona tipo: il Lodo io non l'ho mai chiesto. Eppure, la posizione di Silvio Berlusconi e Giorgio Napolitano non potrebbe essere più diversa. E ancora una volta il termometro degli umori tra palazzo Chigi e il Colle torna a segnare rosso. E anche questa volta il casus belli ha a che fare con la giustizia. Il presidente del Consiglio affronta la questione in un'intervista al Frankfurter Allgemeine Zeitung. "Non ho mai reclamato alcuna forma di tutela" dice, sottolineando tuttavia che tale genere di 'scudo' esiste già in molti altri paesi. Ma sul provvedimento nel pomeriggio piombano le "perplessità" del capo dello Stato contenute in una lettera al presidente della commissione Affari costituzionali del Senato, che peraltro appena ieri aveva dato il via libera alla reiterabilità dello scudo.
Premesso che intende rimanere "estraneo" all'elaborazione della legge, Napolitano però ha voglia di dire qualcosa sul fatto che è il Lodo a non essere 'estraneo' a lui. "Ritengo di dover esprimere profonde perplessità - afferma il presidente della Repubblica - sulla conferma da parte della commissione della scelta d'innovare la normativa vigente prevedendo che la sospensione dei processi penali riguardi anche il presidente della Repubblica. Questa previsione non era del resto contenuta nella legge Alfano da me promulgata il 23 luglio 2008". Non solo.
Il Colle pone anche il problema di una "riduzione dell'indipendenza" della prima carica dello Stato. Il perché è scritto in punta di diritto: Napolitano osserva che c'è "palese irragionevolezza" nella parte in cui la norma "consente al Parlamento in seduta comune di far valere asserite responsabilità penali del Presidente della Repubblica a maggioranza semplice anche per atti diversi dalle fattispecie previste dal citato articolo 90".
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