3 maggio 2024
Aggiornato 04:30
Il caso Montecarlo

Fini sceglie il video per togliersi dei sassolini

«Allarme sulle regole della Democrazia. Il 29 sentiremo, no a deleghe bianco»

ROMA - «Domani si balla...». Non scherza, un importante dirigente di Fli, sintetizzando così lo scenario delle prossime ore e l'imminente video messaggio di Gianfranco Fini. Una scelta meditata, un'idea già accarezzata dal presidente della Camera due giorni fa nella concitata mattina in cui alcuni quotidiani pubblicavano il documento della discordia sulla casa di Montecarlo. Oggi, dopo l'ennesima puntata, la decisione di raccontare agli internauti «la verità».

«La mia verità», dice Fini, su una vicenda che giudica viziata da operazioni di «controinformazione». Nessuno sa davvero cosa dirà l'ex leader di An, dipende anche da cosa accadrà nelle prossime ore. Tanto che il video sarà registrato non prima di domani mattina. Di certo Fini punterà il dito contro quella che giudica una campagna che a suo avviso non risponde alle regole che devono valere in una democrazia. «Per noi è un'emergenza democratica», sintetizza un finiano. E poi c'è la politica, perché di politica intende parlare Fini. Si toglierà qualche altro sassolino, dopo i macigni scagliati via a Mirabello. Su un punto potrebbe puntare il presidente della Camera, e cioé sul fatto che Fli ha sempre come stella polare quella di non tradire il patto elettorale. Ma questo non significa una delega in bianco al presidente del Consiglio sui contenuti: «Insomma, Fini dirà che aspetta il governo alla prova dell'Aula», ipotizza un dirigente Fli.

Già, la prova dell'Aula. Anche sulla formula con la quale i cinque punti saranno votati (una mozione, una risoluzione, ci sarà o meno la fiducia?), nulla è ancora definitivo. Spiega una fonte finiana: «Di solito sono i gruppi parlamentari e non il governo a presentare una risoluzione. Se così sarà, sarà del Pdl e della Lega, o anche di FLI? E se ne presentassimo una anche noi?». Ipotesi in libertà, per ora. Prima c'è il videomessaggio di Fini, la replica di Berlusconi, ma in mezzo soprattutto cinque lunghissimi giorni.