3 maggio 2024
Aggiornato 15:30
Italia-Libia

Su Gheddafi il nuovo fronte finiani-Pdl

Farefuturo: «Siamo la Disneyland del rais». Tacciono i vertici della Lega Nord. La Russa: «L'ospite è sempre sacro»

ROMA - Dai temi interni alla politica estera italiana: sulla visita del leader libico Gheddafi si apre un nuovo fronte nello scontro tra i finiani e il Pdl, con associazioni ed esponenti vicini al Presidente della Camera più che scettici e gli azzurri, oltre gli ex an leali al Premier, che fanno quadrato sull'accoglienza data da Berlusconi al Colonnello.

Nel «mirino» di Farefuturo - Sono le frasi sull'Islam e il 'folklore' tipico delle giornate romane di Gheddafi a finire nel mirino di Generazione Italia e Farefuturo. «La dignità di una Nazione è un valore, anche economico. Basta con le pagliacciate», scrive il direttore di Generazione Italia Gianmario Mariniello, per il quale un leader europeo non andrebbe alla Mecca a invocare la conversione al cristianesimo, «sarebbe irrispettoso», «e invece siamo costretti a sentire Gheddafi che nella Città della Cristianità invita alla conversione 500 ragazze scollate e scosciate, attentamente selezionate da un'apposita agenzia. Una concezione della donna offensiva e ripugnante». Rincara Farefuturo, l'associazione presieduta da Fini: «se l'Italia è diventata la Disneyland di Gheddafi, il parco-giochi delle sue vanità senili, la ragione è purtroppo politica» perché la legittimazione del rais e «la sua paradossale centralità nella politica internazionale di un governo - quello berlusconiano - che è progressivamente passato dall'atlantismo all'agnosticismo, dalle suggestioni neo-con alla logica commerciale, per cui il cliente, se paga, ha sempre ragione. E visto che Gheddafi paga, le sue diventano anche le 'nostre' ragioni e la sua politica la 'nostra'». «Forse sarebbe opportuno - osserva il finiano Carmelo Briguglio - una presa di posizione ufficiale del presidente del Consiglio Berlusconi o anche del maggiore partito di governo, un certo Pdl che mi pare aderisca al Ppe, che ufficialmente reagisca chiedendo ad esempio a Gheddafi libertà religiosa nel suo Paese per riequilibrare le inopportune esternazioni con cui l'ospite, triturando ogni bon ton diplomatico, ha pensato bene di condire la sua visita in Italia».

Nel Pdl si appoggia l'accoglienza data da Berlusconi a Gheddafi, si invita ad andare oltre gli aspetti 'folkloristici' della visita. «L'ospite è sempre sacro», si limita a dire Ignazio La Russa, mentre Maurizio Gasparri sottolinea i «vantaggi» per le imprese italiane dopo gli accordi con la Libia e la maggiore sicurezza vista «la riduzione degli ingressi di clandestini». Insomma, poco importa quello che dicono i finiani, anche perché non saranno «tre ragazze convertite e qualche copia gratuita del Corano» ad «intaccare» l'identità cristiana dell'Italia. Eppure qualche perplessità i cattolici Pdl di stretta osservanza ce l'hanno, e non solo: Stefania Craxi, sottosegretario agli Esteri, ricorda che «qualunque fede religiosa merita il massimo rispetto, ciò che in questa occasione temo stia mancando nei confronti dei cittadini italiani, in grande maggioranza cattolici. Ad un amico come il colonnello Gheddafi occorre dire parole di verità, in ogni circostanza».

Tacciono oggi i vertici della Lega (ieri era stato il senatore Stiffoni a stigmatizzare le parole di Gheddafi sulla conversione all'Islam). Silenzio assordante, sottolinea l'opposizione: la Lega «strilla per le moschee e tace su Gheddafi», dice Silvana Mura, Idv. «Nei vertici di quel partito non ci sono valori né principi, né cristiani né civili, ma solo freddo calcolo e cinico interesse», osserva Deborah Serracchiani del Pd. In ogni caso, commenta il segretario Bersani, la visita di Gheddafi «più che teatrino libico è il teatro della politica estera berlusconiana».