28 agosto 2025
Aggiornato 04:30
Il partner maltratta la moglie? Non è reato se lei è «forte»

Poche reazioni alla Sentenza della Cassazione

Telefono rosa: «Devastante l'effetto della sentenza, intervengano i parlamentari»

ROMA - L'effetto della sentenza della Cassazione sui maltrattamenti alla moglie 'forte' «sarà devastante», secondo Gabriella Carnieri Moscatelli, presidente di Telefono rosa: «Da oggi tutti quelli che sono stati condannati per violenza domestica potranno appellarsi a questo principio. La moglie è forte e può essere picchiata». Determinare la colpevolezza in base all'atteggiamento della vittima «è una roba assurda, mai sentita», afferma in un'intervista alla Stampa. «I parlamentari devono intervenire».

Fin qui, però, la sentenza shock della Cassazione non sembra aver causato molte onde, sintomo probabilmente di un clima preoccupante. Pochi i quotidiani che oggi la riportano in prima pagina mentre spopola la delusione del Brasile sconfitto ai mondiali. Poche ieri le reazioni fra i politici, tutte di donne, bipartisan. «Davvero incredibile che non si possa avere giustizia se si è forti e se non ci si lascia intimidire dal marito manesco e aggressivo» è stata l'amara la riflessione della Vicepresidente della Camera Rosy Bindi. «In un momento in cui la violenza sulle donne affolla le cronache nere dei giornali, non posso che dirmi amareggiata di fronte a questo caso di vera e propria miopia da parte dei giudici della Cassazione» ha detto il Ministro per le Pari Opportunità, Mara Carfagna. Quasi identica la reazione della responsabile del dipartimento per il Pdl, Barbara Saltamartini, che aggiunge «credo che un messaggio del genere possa risultare devastante, soprattutto per le vittime».

In pratica le mogli che hanno un carattere «forte» e che non si lasciano «intimorire» da minacce e percosse del marito rischiano anche la beffa di vedere il coniuge assolto. La Cassazione, infatti, ha annullato la condanna a 8 mesi di reclusione nei confronti di un marito accusato di aver maltrattato la moglie per tre anni perché «il fatto non sussiste», rilevando che non si può considerare come «condotta vessatoria» l'atteggiamento aggressivo non caratterizzato da «abitualita«'. I fatti «incriminati», ha spiegato la Cassazione, erano solo saltuari. Inoltre «la condizione psicologica di Roberta B. per nulla intimorita dal comportamento del marito, era solo quella di una persona scossa, esasperata, molto carica emotivamente».