Vesuvio, Bertolaso: primo problema della Protezione civile
Il punto della situazione sui rischi legati ai vulcani italiani: «E' tranqillo ma in caso risveglio situazione sarebbe drammatica»
ROMA - Il Vesuvio è «il problema di Protezione civile più grande nel nostro Paese». Lo ha detto il Capo della Protezione civile, Guido Bertolaso, nel corso di una conferenza stampa nella sede della Stampa estera, a Roma, nella quale ha fatto un punto sui rischi legati ai vulcani in Italia, dopo l'emergenza dei giorni scorsi legata alla eruzione di u vulcano in Islanda.
Nella zona rossa vivono 500mila persone - «Il Vesuvio - ha spiegato Bertolaso - sta bello tranquillo e speriamo che rimanga in questa situazione di quiescienza. Sappiamo anche - ha aggiunto - che nel caso di un risveglio la situazione sarebbe drammatica. Del Vesuvio - ha continuato Bertolaso - sappiamo tutto». Una eruzione del vulcano, sarebbe anticipata da segnali: scosse di terremoto forti, come quelle che hanno colpito lo scorso anno a l'Aquila. Ci troveremmo di fronte a una situazione di emergenza» con un prevedibile caos e panico nella popolazione. Nella cosiddetta fascia 'rossa', che comprende 18 comuni dell'area vesuviana che si sono sviluppati negli ultimi sessant'anni attorno al vulcano vivono secondo i dati ufficiali almeno mezzo milione di persone. «Probabilmente - ha sottolineato Bertolaso - sono 600-650 mila persone». E' il dato critico che interessa il piano di evacuazione messo a punto dalla Protezione civile e che è in fase di revisione con l'aggiornamento degli scenari possibili in caso di una ripresa dell'attività del vulcano partenopeo.
L'ADUC: «Prevenire è meglio che combattere» - Cosa succederebbe se il Vesuvio eruttasse? Se lo domanda oggi la protezione civile, così come noi lo chiediamo da anni, e nonostante precise interrogazioni parlamentari, abbiamo raccolto solo il silenzio.
Esiste un «Piano Vesuvio»? Sì, il piano c’e’, si basa sulla terribile eruzione verificatasi nel 1631 e il trasferimento della popolazione in altre Regioni. Il Vesuvio ha la caratteristica di risvegliarsi improvvisamente e con eruzioni esplosive. Tra l'altro gli scienziati dell'università Federico II di Napoli, hanno individuato un massiccio serbatoio di magma che alimenta il vulcano a circa otto chilometri di profondità. Il serbatoio si estende per circa 400 chilometri quadrati: un'area vastissima. Ci sono 600 mila persone insediate negli ultimi anni intorno a un vulcano che non è spento e che, dicono gli esperti, riesploderà di sicuro e proprio in questa zona c'è la massima concentrazione di costruzioni abusive d'Italia, dopo la conca di Palermo. L'abusivismo è stato condonato, ma le case non sono antisismiche. Nel caso si dovesse verificare una nuova eruzione, è stato preparato dal Dipartimento di Protezione Civile un piano di azioni atte a fronteggiare l'emergenza. Tale piano prevede, al fine di scongiurare la perdita di vite umane, l'allontanamento degli abitanti delle aree a rischio prima dell'eruzione. Ma il problema e' proprio questo: come allontanare centinaia di migliaia di persone in poco tempo e con un sistema di comunicazioni, strade, ferrovie, porti, che in condizioni normali collassa? Già, come fare? E' una domanda che continuiamo a girare alle «competenti» Autorità.
O forse ci sbagliamo nel credere che prevenire e' meglio di combattere, soprattutto quando poi per il combattimento le armi saranno sicuramente spuntate.p>