Strage di Erba, confermato l'ergastolo per Olindo e Rosa
Con tre anni di isolamento diurno come deciso in primo grado. L'imputata scoppia in lacrime. La rabbia di Azouz: «E' solo un'attrice»
MILANO - Dopo quasi cinque ore di camera di consiglio la Corte d'assise d'appello di Milano ha condannato Olindo Romano e Rosa Bazzi alla pena dell'ergastolo con tre anni di isolamento diurno per la strage di Erba (Como) dell'11 dicembre 2006.
ASSENTE LA BAZZI - La Corte, presieduta da Maria Luisa Dameno, ha quindi accolto la richiesta avanzata dal sostituto Pg, Nunzia Gatto, che aveva chiesto di confermare la pena inflitta ai coniugi il 26 novembre 2008 dalla Corte d'assise di Como, che li aveva ritenuti colpevoli di aver assassinato a coltellate e sprangate Raffaella Castagna, suo figlio Youssef Marzouk, sua madre Paola Galli e la vicina di casa Valeria Cherubini, nonché del tentato omicidio di Mario Frigerio. La difesa degli imputati aveva chiesto l'assoluzione o in subordine la perizia psichiatrica.
AZOUZ: «E' UN'ATTRICE» - Al momento della sentenza nella gabbia degli imputati in aula era presente il solo Olindo Romano, sua moglie si è infatti fatta riaccompagnare in carcere mentre la Corte era in camera di consiglio. Prima che la Corte si ritirasse Rosa è scoppiata in lacrime. «Si è messa a piangere - spiega Azouz, padre e marito di due delle quattro vittime- ma è il suo ruolo quello di fare l’attrice».
LEGALI: «RICORREREMO IN CASSAZIONE» - «Di fronte a violazioni così palesi e clamorose, prima fra tutte la mancata perizia psichiatrica, faremo ricorso ai giudici di legittimità». E' quanto ha affermato l'avvocato Fabio Schembri subito dopo la sentenza di condanna emessa dalla Corte di appello di Milano per la strage di Erba nei confronti dei suoi assistiti.
Alla domanda se avesse potuto parlare con i coniugi Romani subito dopo il pronunciamento della Corte, l'avvocato ha risposto «ho scambiato solo qualche battuta, si sono abbracciati e si sono detti dispiaciuti perchè non è stata accettata la richiesta di rinnovazione del dibattimento». Rosa Bazzi ha raggiunto infatti il marito quando la Corte era già entrata in aula e dunque ha ascoltato insieme al marito la lettura della sentenza, a differenza di quanto avvenne nel processo di primo grado, in cui gli imputati scelsero di rimanere in carcere.
«Dopo essere stati massacrati in questi tre anni dai processi - ha concluso Schembri - i Romano dovevano essere più tutelati, ciò non è avvenuto».