I distinguo di Fini sul sistema di voto. Dubbi di Berlusconi
Iniziata la discussione sulle riforme istituzionali nel centrodestra spuntano fuori i primi distinguo. I finiani pensano ipotesi mediazione
ROMA - A Gianfranco Fini piace il doppio turno, a Silvio Berlusconi meno, alla Lega tradizionalmente fa venire l'orticaria. Appena iniziata la discussione sulle riforme istituzionali e già nel centrodestra spuntano fuori i primi distinguo. E' toccato al presidente della Camera incunearsi nel fitto dialogo post elettorale Cavaliere-Carroccio e sottolineare come per dare il via libera a un semipresidenzialismo alla francese serva modificare la legge elettorale. Fini si spinge ancora più nel dettaglio e indica come possibile soluzione un sistema con i collegi uninominali maggioritari a doppio turno.
DOPPIO TURNO - Il Cavaliere, è noto, non ha mai speso parole lusinghiere nei confronti di questo modello. Ora, nulla è ancora deciso e i suoi più fidati uomini indicano nella direzione nazionale prevista tra due settimane un primo momento nel quale analizzare i dubbi su questo sistema. Dubbi che riguardano essenzialmente due questioni: il timore che il doppio turno favorisca l'astensionismo, punendo soprattutto i partiti moderati. E i costi della doppia tornata, considerati troppo alti.
CALDEROLI INCONTRA FINI - Ieri, intanto, Roberto Calderoli ha avuto un colloquio con il Presidente della Camera. Nulla trapela ufficialmente. Ma secondo alcuni finiani di stretta osservanza, pronti a tracciare futuri scenari, non ci sarebbe una ostilità preconcetta nei confronti di un'ipotesi di mediazione che preveda un doppio turno per l'elezione del presidente della Repubblica, ma un turno unico per la scelta del Parlamento. Con un sistema elettorale che preveda però meccanismi capaci di evitare la coabitazione e rafforzare il ruolo dell'assemblea legislativa.
Solo suggestioni e ipotesi di trattativa lontane dall'essere concretizzate, per ora. E in ogni caso in molti nel centrodestra sostengono che non sia questo il momento di discutere di modello elettorale. Prima occorre accordarsi sulla forma di governo, poi sul sistema del voto. Di certo, dice un alto dirigente pidiellino, «il doppio turno alla francese non conviene a noi, ma ancora meno conviene alla Lega».