Pedofilia, gli Ebrei italiani: no a paralleli storici pericolosi
Il presidente dell'Unione delle comunità ebraiche italiane: «Da autorevoli esponenti della Chiesa paragoni inopportuni»
ROMA - «Alcuni interventi e alcuni paragoni inappropriati e inopportuni, che preoccupano ancor più in quanto provenienti da autorevoli esponenti della Chiesa cattolica, rischiano di creare pericolosi e fuorvianti paralleli storici»: lo dichiara in una nota ufficiale il presidente degli ebrei italiani, Renzo Gattegna.
Nei giorni scorsi il paragone tra le critiche alla Chiesa sul caso della pedofilia e l'antisemitismo, tracciato dal predicatore della Casa pontificia Raniero Cantalamessa, e l'accostamento tra le critiche a Benedetto XVI e quelle a Pio XII per la Shoah, formulato dal decano del collegio cardinalizio Angelo Sodano, hanno suscitato le riserve del mondo ebraico.
«La posizione tradizionale dell'ebraismo italiano nei rapporti con le altre fedi religiose rimane quella del reciproco rispetto e della pari dignità, accompagnati dall'impegno di non intervenire e non interferire nelle questioni interne che non possono che riguardare direttamente i fedeli di ogni singola religione», afferma il presidente dell'Unione delle comunità ebraiche italiane (Ucei). «Gli eventuali silenzi delle gerarchie ecclesiastiche sui comportamenti di taluni rappresentanti del clero sono un problema interno al mondo cattolico, la cui soluzione non riguarda quindi in alcun modo il mondo ebraico, né gli organismi che lo rappresentano in Italia. Le opinioni espresse da singoli, a qualsiasi religione appartengano, sono e rimangono legittime opinioni personali».
«Alle comunità ebraiche, e non solo italiane, sta a cuore che il complesso dialogo con il mondo cattolico continui sul piano culturale, religioso e politico - conclude Gattegna - e si sviluppi in un clima di collaborazione e di confronto costruttivo che certe dichiarazioni possono solo rendere più difficile».
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