26 aprile 2024
Aggiornato 06:30
Ambiente e territorio

Rigassifigatore Livorno, blitz Greenpeace nel «santuario» delle balene

La struttura sorge in una zona protetta. L'appello dell'associazione al Ministro Prestigiacomo

LIVORNO - Questa mattina, tre gommoni di Greenpeace, partiti dalla nave ammiraglia Rainbow Warrior, che si trova al largo di Livorno, si sono avvicinati alla nave Far Samson, che sta lavorando alla costruzione del Rigassificatore offshore. Alcuni attivisti sono saliti sulla gru esponendo alcuni striscioni con scritte come: «Fine del Santuario» e «Ministro salva il Santuario». Contemporaneamente altri attivisti, dai gommoni, hanno scritto sulla fiancata della nave «Balene finite». Lo rende noto Greenpeace, che chiede un incontro urgente con il Ministro Prestigiacomo. Gli attivisti resteranno sulle gru in attesa della risposta.

Il Santuario dei Cetacei sembra ormai condannato, come Greenpeace avvisa da tempo. Ed è proprio il Governo italiano il principale responsabile del suo collasso, violando gli accordi presi con Francia e Monaco. Proprio in queste settimane sono iniziati i lavori per il rigassificatore offshore di Livorno/Pisa che sarà la prima Area Marina Industriale collocata proprio all'interno della zona tutelata dall'Accordo sul Santuario dei Cetacei.

«Si tratta di un'area protetta solo sulla carta. - Spiega Giorgia Monti, responsabile della campagna Mare per Greenpeace- Le balene se ne stanno andando mentre lo stato di degrado dell'area aumenta a causa del traffico navale, dell'inquinamento e, ora, della costruzione del primo sito industriale in mare».
La situazione è critica: durante il censimento condotto nel 2008, Greenpeace ha trovato solo un quarto delle balenottere «attese», mentre la popolazione di stenelle sembra dimezzata rispetto ai valori registrati agli inizi degli anni '90.

L'Italia - sottolinea Greenpeace non è quindi molto meglio del Giappone che, dopo aver aderito alla moratoria per la caccia alle balene, trova poi il modo di ucciderle per «scopi scientifici». Il nostro Ministero dell'Ambiente infatti da un lato firma un Accordo internazionale impegnandosi a proteggere i cetacei del Santuario, dall'altro non fa assolutamente nulla per tutelarli. Ma il crimine peggiore resta il via libera alla tanto contestata struttura del rigassificatore offshore della OLT nell'area.

«Fa rabbia vedere come gli interessi economici abbiano ancora una volta prevalso su quelli dei cittadini e dell'ambiente. Di fronte a falsi conclamati e riconosciuti nel processo di valutazione dei rischi del rigassificatore, alla presenza di rischi ambientali inaccettabili e al fatto che la compatibilità con il Santuario non è per nulla certa, ci chiediamo cosa aspetti il Ministro Prestigiacomo, a prendere una posizione decisa contro questo scempio» continua Monti.

Greenpeace ha inviato una lettera all'Onorevole Stefania Prestigiacomo: questa è l'ultima possibilità che il Ministro dell'Ambiente ha di dimostrare, con un'azione decisa, la volontà di salvare l'accordo internazionale con Francia e Monaco sul Santuario. «Chiediamo urgentemente un incontro con l'Onorevole Prestigiacomo, affinché questi garantisca l'attivazione di un efficace piano di gestione del Santuario, fermi lo scandalo del rigassificatore offshore e riavvii da subito le trattative con la Francia per la tutela delle Bocche di Bonifacio» conclude Monti. Proprio nel momento in cui gli stati del Mediterraneo sono chiamati a creare entro il 2012 una rete di aree marine protette in alto mare - conclude l'associazione ambientalista - è fondamentale che il Ministero dell'Ambiente Italiano mandi un segnale preciso, dimostrandosi leader nella tutela reale dell'ecosistema marino.