2 maggio 2024
Aggiornato 10:00
Il punto

Sale la tensione fra Italia e Iran sul caso traffico armi

Teheran convoca l'ambasciatore. Frattini: «Reazione scomposta»

ROMA - La tensione fra Italia e Iran è salita fino a sfiorare la crisi diplomatica oggi dopo la convocazione dell'ambasciatore italiano a Teheran Alberto Bradanini da parte del ministero degli Esteri iraniano in merito alla vicenda di un presunto traffico d'armi proibito per cui sono stati arrestati due iraniani e cinque italiani.

«L'ambasciatore d'Italia è stato convocato giovedì sera al ministero degli Affari esteri per spiegarsi sulle ragioni di questi arresti», ha indicato il portavoce della diplomazia iraniana, Ramin Mehmanparast, citato da diverse agenzie stampa locali. «Le informazioni pubblicate a riguardo mostrano un nuovo gioco destinato a creare digressioni ed ambiguità».

Dura la reazione del ministro degli Esteri italiano Franco Frattini: «E' una reazione iraniana scomposta» ha detto da Cordoba, parlando ai giornalisti in dichiarazioni raccolte dal Tg1. «Respingo con fermezza qualunque insinuazione iraniana sull'uso strumentale dei recenti arresti da parte della Magistratura italiana», ha affermato Frattini in una nota,. In cui ha ribadito che «l'Italia si fonda sulle regole e sui principi dello Stato di diritto, in base ai quali la Magistratura è indipendente dal Potere Esecutivo.

I due arrestati - altri due mandati d'arresto sono stati spiccati nei confronti di iraniani attualmente in Iran - sono Neyad Hamid Masoumi, 51enne residente a Roma e ufficialmente giornalista accreditato alla stampa estera, e Ali Damirchiloo, 55enne residente a Torino: sono sospettati di traffico d'armi a destinazione Iran, in violazione all'embargo internazionale, assieme a 5 italiani fra cui due ex dipendenti della Beretta. Il traffico sarebbe in corso dal 2007, basato su un «sistema triangolare» che coinvolge anche altri paesi europei, come la Germania, la Gran Bretagna, la Svizzera e la Romania.