29 aprile 2024
Aggiornato 18:30
La nuova strategia del Ministro della Giustizia

Alfano: Anm isolata, meglio parlare con la base

Il Guardasigilli: conta chi sta in trincea, non i dialoghi romani

L'AQUILA - Le cerimonie di inaugurazione dell'anno giudiziario, in Cassazione venerdì e ieri alla Corte d'Appello dell'Aquila, non hanno segnato soltanto la ripresa dell'attività tribunalizia, ma hanno anche visto la messa in opera di una nuova strategia nella gestione del confronto con le toghe da parte del ministro della Giustizia Angelino Alfano.

Facendo leva sul fatto che svariati magistrati non hanno aderito alla protesta dichiarata dal sindacato e che non si sono alzati durante l'intervento dei rappresentati del governo alle varie cerimonie, Alfano spiega, in una Coppito imbiancata dalla neve, che «l'Anm è divisa e che le molte defezioni alla protesta, elemento che non si era mai registrato prima, stanno a significare che si tratta di un'iniziativa che non ha una motivazione forte, ma che serve soltanto alle correnti organizzate della magistratura a far sentire la propria voce prima dell'elezione del nuovo Csm», prevista per luglio.

Poco importa che venerdì i magistrati non abbiano lasciato l'aula magna del Palazzaccio per rispetto del presidente della Repubblica, che lo stesso abbiano fatto a Reggio dove era presente il Presidente del Senato Schifani e che ieri all'Aquila siano rimasti seduti perché è brutto inscenare proteste quando si commemorano 308 morti in una catastrofe che ha unito l'intera penisola: Alfano, da buon politico, vede lo spiraglio e ci si butta. E lo 'spiraglio' altro non è che trattare la magistratura organizzata né più né meno come un partito politico d'opposizione: togliere cioè all'Anm il ruolo di rappresentate di un'intera categoria costituzionalmente tutelata e farla diventare soltanto espressione di «quella minoranza che si riconosce nelle correnti», che si iscrive e che vota.

Tratteggiata così, la strategia sembra brutale, ma in realtà il ragionamento è fine: «queste giornate sul campo - chiosa il Guardasigilli in uno dei suoi rari 'a margine' con le telecamere, proprio ieri all'Aquila - mi ha dato lo spunto per un nuovo modo di affrontare l'emergenza arretrato della giustizia». Ovvero, bypassare i vertici delle toghe e parlare direttamente con «i capi delle corti d'Appello e delle procure generali, magistrati che dalla trincea possono dare spunti migliori di quelli che scaturiscono dai dialoghi romani, anche da quelli con l'Anm».