20 aprile 2024
Aggiornato 12:00
Caso Marrazzo

Carabinieri infedeli, ricatti e un video «invendibile»

Domani gli interrogatori di convalida del fermo per i 4 Cc

ROMA - Un incontro osè, intimo, privato. Avvenuto a Luglio, all'interno di un appartamento, tra il presidente della Regione Lazio e una persona. E' questo il fatto su cui si sono gettati quattro carabinieri che oggi i rappresentanti dell'Arma definiscono infedeli, dopo averli fermati e messi in carcere per accuse di estorsione, violazione di domicilio e della privacy, rapina. Cosa è avvenuto dopo quel blitz «senza titolo nè legge«? C'era forse un accordo con la persona che ha in qualche modo attirato nella trappola il Governatore? Questi saranno uno degli interrogativi che domani il gip Sante Spinaci rivolgerà agli indagati nell'interrogatorio di convalida che si terrà nel carcere di Regina Coeli.

Al momento, a disposizione di chi indaga, c'è una informativa compilata dalla sezione antidroga del Ros. Gli inquirenti non danno molto peso a quanto riferito dagli indagati al momento in cui gli sono scattate le manette intorno ai polsi. Il procuratore capo Giovanni Ferrara, di concerto con l'aggiunto Giancarlo Capaldo, hanno delegato il pubblico ministero Rodolfo Maria Sabelli, a sostenere l'accusa nell'interrogatorio davanti al gip. Il sostituto oggi si è incontrato con gli investigatori del Ros.

L'imperativo, a piazzale Clodio, è quello della massima riservatezza. La notizia dell'indagine non sarebbe dovuta «uscire» - si sottolinea - e adesso bisogna cercare di fare le cose per bene. Ma se da una parte è chiaro che «in questa vicenda non esistono mandanti nè complotti di alcun tipo, ed il caso va inquadrato in un ambito di criminalità comune», dall'altro il ruolo giocato dalla persona che si è incontrata con Marrazzo non è chiaro. Perché se gli ultimi accertamenti sono stati veloci è anche vero che quanto subìto da Marrazzo è stato molto.

Il governatore, quel giorno sicuramente terribile, è stato anche rapinato dai carabinieri infedeli dei soldi che aveva nel portafogli durante il blitz. Il fatto l'avrebbe detto lo stesso Marrazzo ai pm quando è stato sentito come parte offesa. Per questo motivo i militari fermati devono rispondere di rapina. Stando al dossier dei Ros, quattro assegni, per un importo complessivo di circa 50mila euro, sarebbero stati staccati dal carnet di Marrazzo per cercare di fermare il tentativo di ricatto. Assegni mai incassati e forse spariti dalla circolazione.

Secondo quanto accertato il giorno del blitz due carabinieri avrebbero sorpreso Marrazzo nell'appartamento, mentre altri due sarebbero rimasti fuori in attesa. Gli accertamenti sul video continuano - si spiega - perché bisogna capire chi l'ha girato. L'uso che se ne voleva fare è abbastanza chiaro. Si voleva ricattare il GHovernatore del Lazio gettandolo in uno scandalo a luci rosse. Proprio come era stato immaginato durante il periodo del Laziogate, nel corso dell'ultima campagna elettorale per le elezioni regionali. Quando si voleva danneggiare la corsa di Marrazzo e di Alessandra Mussolini, candidati contrapposti di Francesco Storace.

Un detective fatto diventare spia disse in una intercettazione «Mandiamogli un viados». E quella intenzione malevola e mai realizzata è bastata per alimentare voci, diffamazioni. Per questo oggi Marrazzo ha ringraziato gli investigatori e dato poi subito mandato ad un avvocato di tutelare la sua persona. Tornando al video in questione è stato sicuramente proposto a qualche società di produzione televisiva, forse legata a un gruppo editoriale. Di certo è stato giudicato «invendibile». Forse era destinato a Milano e sarebbe finito nelle mani di un mediatore. Ulteriori accertamenti ci saranno per la droga, di cui gli indagati hanno parlato.

«Sono quattro mele marce che abbiamo immediatamente scoperto e isolato dall'istituzione alla quale non sono degni di appartenere», ha detto il comandante provinciale dei carabinieri di Roma, generale Vittorio Tomasone, riferendosi ai quattro carabinieri fermati, sottolineando che «un'indagine rapida e rigorosa, ha permesso di isolare le quattro mele marce».

Dal canto suo il Governatore Marrazzo, «dispiaciuto che questa bruttissima storia veda coinvolti alcuni carabinieri», ha voluto «comunque rivolgere un ringraziamento all'Arma e alla magistratura per il lavoro svolto», ma ha sottolineato che «il tentativo di estorsione era basato su una bufala», dichiarando di non essere «mai stato oggetto di ricatto». Per il Governatore è «una vicenda surreale» e ha ribadito: «Rimango al mio posto. Continuerò con serietà e determinazione il mio lavoro fino all'ultimo giorno della legislatura». Il suo pensiero infine va alla famiglia che «voglio preservare con tutte le forze», e da ora in poi «parleranno solo i miei legali».