28 agosto 2025
Aggiornato 04:30
«Chi mangia fa molliche, dicevano i vecchi giornalisti»

Brachino: «Se Mesiano si è offeso mi scuso»

Lo scrive sul quotidaino il Giornale il direttore di Videonews. «Ma restano valide tre domande. Lo invito in studio»

ROMA - «Chi mangia fa molliche, dicevano i vecchi giornalisti. Vuol dire che fra i tanti servizi realizzati da una testata, ci si concentra solo su quelli un po' più sfortunati. E quello andato in onda giovedì scorso a Mattino 5 sul giudice Mesiano, non appare certo alla categoria dei capolavori».

Lo scrive sul quotidiano Il Giornale Claudio Brachino, direttore di Videonews, a commento delle polemiche sul servizio di giovedì scorso con protagonista il giudice Raimondo Mesiano.

«Se alcuni termini usati nel testo hanno offeso Mesiano - scrive Brachino - mi scuso con lui. Per me la sensibilità di una persona viene prima dei ruoli sociali e delle discussioni sul diritto di cronaca e sul diritto alla privacy». Tra l'altro, scrive Brachino, «la battuta sui calzini può non piacere, ma rimane una battuta.

«In tutto questo polverone - prosegue il direttore di Videonews - bisogna tenere stretti gli occhiali e non perdere di vista le domande giornalistiche della rubrica di giovedì scorso. Primo, la promozione di Mesiano è meritata professionalmente o come sostengono molti è un premio politico per una sentenza che di fatto va contro il premier? Secondo, le idee politiche di un giudice, per quanto legittime, come agiscono sulla sua serenità e sulla sua indipendenza? Terzo, è vero che nel processo civile non serve un colloquio di tre magistrati, ma non è 'stravagante' decidere su una somma di 750 milioni di euro senza avvalersi di tecnici e consulenti?«

«Chi conosce la storia di Mattino 5 sa che, al di là delle strumentalizzazioni delle ultime ore, abbiamo dato il diritto di replica a chiunque, negli stessi spazi e con lo stesso tempo. Invito allora qui il giudice Mesiano - conclude Brachino - per scusarmi di quelle che vengono reputate offese personali ma anche per rivolgergli quelle tre domande».