19 aprile 2024
Aggiornato 03:30
L’Avvocatura dello Stato prevede guasti irreparabili da una sentenza negativa della Corte

Lodo Alfano: Calderoli ottimista

Intanto Consolo del PDL avverte: comunque verrebbe ripresentato

Dal Lodo Alfano il governo non ha nulla da temere. L’esponente della Lega stigmatizza invece il clima che si sta creando intorno alla decisione della Consulta: «Mi preoccupa che si parli dando per scontato un percorso quando la sentenza deve essere ancora pronunciata. Si rischia di andare ad interferire con i lavori di chi deve giudicare», ha detto stamani Calderoli nel corso de «La telefonata» di canale 5.

Secondo Calderoli l’attesa della sentenza non è l’unico spunto ad alimentare un’attività che ha per scopo quello di indebolire l’immagine della coalizione e del suo leader: «E’ dalla primavera scorsa- ha specificato il ministro- che c’è un’azione voluta, creata e costruita per far pensare che ci sia un governo debole e a rischio. Invece è fortissimo nei numeri. L’unica cosa che deve fare sono i fatti, le riforme. Vedrete che così non penseranno più al gossip».

AVVOCATURA DELLO STATO - «Se il Lodo Alfano venisse bocciato dalla Consulta il Premier sarebbe a rischio: potrebbe cioè essere costretto a dare le dimissioni». Queste le conclusioni alle quali è arrivata l’Avvocatura dello Stato interrogata dalla stessa Presidenza del Consiglio sulle possibili conseguenze di un verdetto di incostituzionalità pronunciato dalla Corte, chiamata a pronunciarsi il 6 ottobre prossimo.
«Il titolare di funzioni di massimo rilievo- spiega l’Avvocatura, non solo deve avere la serenità sufficiente per il loro esercizio corretto, ma prima di tutto deve essere sottratto ad ogni condizionamento». Pertanto una bocciatura da parte Corte del Lodo, sostiene, comporterebbe un «pericolo di danno all’esercizio di funzioni che, in quanto elettive, trovano una tutela nella Costituzione».
L’avvocatura nella memoria consegnata alla Consulta non si fa scrupolo di richiamare il «precedente Leone», quando cioè l’allora Capo dello Stato, Giovanni Leone, fu costretto alle dimissioni a difesa dell’Istituzione Quirinale, per accuse relative allo scandalo Loockeed che poi in processo risultarono senza fondamento.

L’EX PRESIDENTE DELLA CORTE - «Non mi sembra proprio che quella sollevata dall’Avvocatura dello Stato sia una questione pertinente. Altre sono le questioni giuridiche all’esame dei giudici», sostiene Antonio Baldassarre, ex presidente della Corte Costituzionale, in una intervista rilasciata alla Stampa.
«Da quel che sento – afferma Baldassarre - si dipinge un perverso corto circuito mediatico-giudiziario. Ma se la situazione che si dipinge fosse vera, e non entro nel merito, allora dico che questa situazione vale per tutti gli italiani, mica solo per chi ha rilevanti cariche pubbliche. Anzi, riguarderebbe più i cittadini comuni, perché la violazione al diritto della propria privacy, nel nostro ordinamento, è mitigata nel caso di una persona che rivesta un incarico pubblico».

SARA’ RIPROPOSTO - «Un ulteriore provvedimento normativo potrebbe neutralizzare gli effetti una eventuale dichiarazione di incostituzionalità della legge», ha affermato Giuseppe Consolo, deputato del Pdl e vicepresidente della Giunta per le Autorizzazioni di Montecitorio.
«Non credo comunque-spiega Consolo- che la Consulta lo dichiari incostituzionale, specie in considerazione delle pregresse motivazioni che colpirono quello che a suo tempo venne chiamato il Lodo Schifani, motivazioni che questa volta sono state tenute in debito conto dal legislatore».