OCSE: In Italia gli insegnati più vecchi, 52% è over 50
Under 30 solo 3%, un quinto della media internazionale
ROMA - In Italia gli insegnanti di scuola riferiscono di dover sottrarre più tempo alle lezioni per mantenere l'ordine in classe, rispetto alle medie internazionali, ma le classi sono meno rumorose, ci sono meno interruzioni e gli studenti si impegnano per un clima favorevole all'apprendimento. Sono alcuni degli aspetti rilevati dall'Ocse - Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico - sulla base di una nuova indagine internazionale sul comparto della scuola. La Teaching and Learning International Survey (Talis), si basa su una serie di quesiti sottoposti a un corposo campione, 70.000 tra docenti e presidi di scuole di 23 paesi.
Indagine volta prevalentemente a analizzare le valutazioni che gli stessi corpi docenti danno dei sistemi scolastici, e su cui la principale conclusione dell'organizzazione parigina - guardando al quadro internazionale generale - è che l'attività di insegnamento risulta danneggiata dalla confusione nelle classi, durante le lezioni, e dalla mancanza di incentivi adeguati.
Quanto all'Italia, tra le varie voci monitorate, l'aspetto che più contraddistingue il suo corpo docente è l'elevata età media. «L'Italia ha la forza lavoro più anziana tra i paesi Talis», dice l'Ocse nella scheda dedicata alla penisola. Il 52 per cento degli insegnati di scuola italiani è ultra 50enne e solo un 3 per cento è under 30, laddove nella media internazionale questa quota è cinque volte tanto.
Tornando alla questione dell'ordine nelle classi, in Italia gli insegnati dedicare una quota di tempo di lezione leggermente più alta della media per mantenerlo, e all'insegnamento viene dedicato il 77 per cento della lezione contro la media Talis del 79 per cento.
Tuttavia la maggior parte degli insegnati non ritiene che sia necessario attendere a lungo affinché la situazione si calmi all'inizio della lezione, l'81 per cento dei docenti riporta un minor numero di interruzioni causate dal rumore e che gli studenti si impegnano a favorire un clima sereno per l'apprendimento. L'Ocse segnala però che il rapporto studenti-insegnanti viene valutato dagli stessi docenti in maniera lievemente meno positiva rispetto alla media internazionale.
Secondo l'Ocse in Italia si registra uno dei livelli più elevati di soddisfazione degli insegnati sul proprio lavoro, pari al 95 per cento, mentre è ancora più elevata la quota di quelli che giudica positivamente la propria efficacia nell'insegnare, 98 per cento.
Allo stesso tempo, però, l'Ocse segnala che in Italia è più elevata della media la quota di presidi che riferisce di mancanza di insegnati specializzati e personale tecnico - ad esempio per i laboratori - 52 per cento contro la media internazionale del 38 per cento. Meno positive anche le valutazioni sulla disponibilità di strutture tecniche e libri per l'istituto.
Inferiore alla media internazionale dell'89 per cento è poi la quota di insegnati che riferisce di aver partecipato a attività di sviluppo professionale negli ultimi 18 mesi: in Italia è all'85 per cento. Ma allo stesso tempo sono più numerose le giornate dedicate a questa voce: 27 in Italia (per chi ha svolto questa attività) contro una media Talis di 15 giorni.
L'Osce segnala che in media in Italia gli insegnanti sotto i 40 anni hanno passato il doppio del tempo sulla loro stessa formazione rispetto ai loro collegi over 50, e che nelle scuole private vengono dedicati 14 giorni in più a questa voce rispetto alla scuola pubblica. Le scuole italiane sono poi tra quelle a disporre di minore autonomia su assunzioni e livelli delle retribuzioni degli insegnati, laddove godono di più autonomia in merito all'allocazione dei fondi.
Tornando al quadro generale internazionale, secondo l'ente parigino la conclusione più rilevante è che «le autorità sulla scuola devono approntare incentivi più efficaci per gli insegnati. Molti paesi - avverte l'Ocse - non prevedono legami tra le performance degli insegnati e i riconoscimenti che ricevono, e anche quando ci sono non sono molto forti».
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