23 aprile 2024
Aggiornato 14:00

Federalismo, CGIL: qualche luce molte ombre

Così Vera Lamonica e Agostino Megale, segretari confederali della Cgil, commentano Il disegno di legge sul federalismo fiscale approvato oggi alla Camera

ROMA – «Qualche luce, molte ombre» e soprattutto «preoccupazione» sull’attuazione del provvedimento. Così Vera Lamonica e Agostino Megale, segretari confederali della Cgil, commentano Il disegno di legge sul federalismo fiscale approvato oggi alla Camera.

«Il testo – sottolineano i dirigenti sindacali - si presenta profondamente diverso dal progetto iniziale del Governo che rendeva certa la rottura dell’unità nazionale e dallo stesso testo uscito dal Senato. Numerose modifiche hanno apportato correttivi positivi quali: i livelli essenziali di assistenza e delle prestazioni che verranno approvati direttamente dal Parlamento e non attraverso una delega; la perequazione a carico della fiscalità generale a competenza esclusiva dello Stato; il mantenimento dell’Irpef come tributo erariale e l’utilizzo di un mix di tributi e compartecipazioni tra cui, prioritaria, l’IVA per il finanziamento delle funzioni fondamentali e il rafforzamento della Commissione bilaterale».

Resta, però, grave – proseguono Lamonica e Megale - la preoccupazione della Cgil sull’attuazione del provvedimento in quanto, pur con le modifiche, dobbiamo costatare che ci troviamo ancora di fronte ad una elencazione di norme che necessitano di decreti attuativi, di principi ambigui come nel caso dei contratti collettivi dei settori pubblici interessati e di principi indeterminati in quanto privi di quantificazione finanziaria. Fino ad oggi non sono stati forniti chiarimenti sui presumibili costi dell’operazione e neppure sulla situazione dei bilanci, delle spese ed entrate dei vari enti e di quali dati si voglia prendere a riferimento. Perché è chiaro che per portare avanti l’operazione occorre partire da un quadro di riferimenti quantitativi che sia condiviso. Tale assenza, in un momento così delicato per il Paese a causa della grave crisi economica, assume un’importanza fondamentale nel determinare il giudizio complessivo sulla legge».

«La Cgil, da tempo favorevole all’attuazione del Titolo V° e quindi anche dell’art. 119 della Costituzione – ricordano i due dirigenti del sindacato di Corso d’Italia - ribadisce che questo articolo va attuato in modo armonico con gli altri articoli collegati, quali il 117 e 118, in un quadro complessivo che tenga conto della ricollocazione delle funzioni a Regioni ed Enti Locali e assicuri risorse adeguate per la garanzia dei diritti delle persone in un quadro di solidarietà e coesione sociale. Infatti da qui deve partire un’attuazione attenta e solidale coerente con i principi costituzionali, che garantisca l’universalità dei diritti fondamentali in modo uniforme sul territorio nazionale contro una progressiva frantumazione del nostro Paese ove si possano accentuare ed esasperare i divari tra i territori. Questo pericolo è già oggi concreto a causa delle politiche del Governo che hanno sottratto risorse al Mezzogiorno».

«Desta anche notevole preoccupazione – concludono Lamonica e Megale - anche il passaggio dalla spesa storica al costo standard giusto in linea di principio. Ma con la situazione che si è creata a seguito dei tagli previsti dagli interventi finanziari decisi dal Governo, non è possibile ipotizzare quali prestazioni potranno essere garantite nella sanità, nell’assistenza e nell’istruzione. Problema questo che riguarda anche le Regioni che hanno oggi un buon livello di prestazioni, tanto più riguarderà quelle che dovrebbero mettersi al passo. In tale quadro uguale preoccupazione desta la situazione delle autonomie locali per le quali i mancati trasferimenti e i tagli alla finanza locale mettono a forte rischio la qualità e quantità dei servizi prestati».