«Mai in un governo con Bibi»
Livni e Kadima gelano il Likud e l'opzione della grande coalizione. Resa dei conti nel partito laburista
Continua il braccio di ferro politico in Israele dopo l'incerto risultato scaturito dalle urne, che ha visto l'affermazione di misura di Kadima sulLikud di Benyamin Netanyahu. Entrambi i candidati si proclamano infatti vincitori della tornata elettorale ma resta il problema di costruire una maggioranza di governo.
Ieri era sembrato possibile il raggiungimento di un accordo, sulla base dalla proposta del ministro israeliano della Sicurezza interna uscente, Aviv Dichter, che ha chiesto un governo di coalizione con una rotazione al vertice. «La rotazione al potere è il minimo che Kadima possa esigere perché un governo stabile prenda forma. Se non andrà al potere, andrà all'opposizione», ha dichiarato Dichter alla radio pubblica.
Il candidato di Kadima, Tzipi Livni ha però fatto cadere subito la proposta. «Non ho alcuna intenzione di entrare in un governo di unità nazionale guidato da Bibi», ossia da Benyamin Netanyahu, ha scritto, durante la seduta del consiglio dei ministri, il ministro degli Esteri uscente al premier Ehud Barak, sotto l'occhio delle telecamere. «Non accennare a quella idea» ha intimato la Livni, riferendosi al governo di unità nazionale, nel biglietto allungato ad Olmert. Poi ha anche messo in guardia il premier dal dar voce a idee che «non rappresentano le posizioni di Kadima». In una successiva riunione della lista parlamentare di Kadima la Livni ha sostenuto che il capo di stato Shimon Peres dovrebbe affidare a lei l’incarico di formare un nuovo governo in quanto «28 seggi (quelli di Kadima, ndr) sono più di 27 (quelli del Likud)».
La reazione del Likud è stata immediata. «In un regime basato su coalizioni quello che conta è la maggioranza parlamentare. Il Likud è in grado di raccogliere i consensi di 65 deputati e Kadima solo 44», ha osservato l’ex ministro degli esteri Silvan Shalom. Questi ha previsto che se Peres affiderà al leader del suo partito, Benyamin Netanyahu, l’incarico di formare un governo, il Likud chiederà a Kadima di farne parte. Ma in ogni caso la Livni non potrà attendersi la alternanza alla guida, ha previsto Shalom.
Benchè vittorioso, il partito fondato da Ehud Olmert non sembra infatti in grado di ottenere la maggioranza dei seggi nella Knesset, il Parlamento israeliano, senza il sostegno del Likud, che potrebbe appoggiarsi su un blocco di formazioni di destra che in tutto occuperebbe 65 seggi sui 120.
Il premier israeliano uscente Ehud Olmert ha perciò consigliato alla Livni di non entrare in un governo di unità nazionale guidato dal leader del Likud, Benjamin Netanyahu. Secondo quanto riporta il sito web del quotidiano israeliano Haaretz, Olmert ritiene che restando all'opposizione Livni potrà vincere le prossime elezioni quando il governo Netanyahu cadrà.
Anche la stessa Tzipi Livni sarebbe pronta a sedersi tra i banchi dell'opposizione. Durante una riunione a porte chiuse - riferisce ancora Haaretz - Livni ha sottolineato che entrare in un governo come numero due non è utile per lei: «Sono stata già la numero due, e in quella posizione non sarei in grado» di incidere sull'azione di governo, ha detto l'attuale ministro degli Esteri.
Anche altri esponenti di Kadima condividono questa posizione: «Non entreremo in un governo di destra sotto la leadership di Netanyahu», hanno detto esponenti del partito vicini alla Livni. Il Likud insiste però a coinvolgere anche Tzipi Livni in un governo di unità nazionale, in cui entrerebbe anche Avigdor Lieberman, il leader del partito nazionalista Yisrael Beiteinu, terza forza nella Knesset con 15 seggi.
«E' spiacevole che Livni non lasci perdere queste considerazioni politiche futili e non consideri invece l'interesse nazionale come principale priorità», afferma un comunicato del Likud. Dirigenti del partito hanno detto oggi che Netanyahu chiamerà Tzipi Livni per invitarla ad unirsi alla sua coalizione, non appena il presidente Shimon Peres gli conferirà l'incarico per formare il nuovo governo.
Nel frattempo c'è aria di resa dei conti all'interno del Partito laburista, il grande sconfitto di questa tornata elettorale. I laburisti hanno infatti ottenuto solo 13 seggi - record negativo per questa formazione che per decenni ha retto il governo israeliano -, e l'ex leader del partito Amir Peretz ha invitato l'attuale leader e ministro della Difesa, Ehud Barak, a farsi da parte. Peretz, già leader sindacale e ministro della Difesa durante la Secondo guerra del Libano del 2006, ha annunciato che intende candidarsi per la leadership del partito.
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