28 agosto 2025
Aggiornato 03:30
Ecomafie

Interrogazione Realacci su abusi nel Lago di Paola e Parco Nazionale Circeo

«Necessario porre fine ad infiltrazioni malavitose nel sistema sociale ed economico pontino»

Verificare la conformità alle normative vigenti del «progetto di riqualificazione» del Lago di Paola, all’interno del Parco Nazionale del Circeo, presentato dalla Provincia di Latina e riguardante la demolizione del cosiddetto «Ponte Rosso».
Un intervento di riqualificazione e fruizione sostenibile, di cui a tutt’oggi non si conosce formalmente il contenuto, che nella realtà aprirebbe la strada alla costruzione di vero e proprio porto turistico, violando le norma di tutela e salvaguardia poste a protezione del sito.

E più in generale accertare le responsabilità, a tutti i livelli, degli abusi edilizi già commessi non solo lungo le sponde dello specchio d’acqua, ma più in generale all’interno del Parco, ripristinando lo stato naturale dei luoghi, attraverso l’esercizio delle norme di legge che regolano i Parchi Nazionali, le ZPS (zone a protezione speciale) e i SIC (sito di interesse comunitario). Questo, in sintesi, il contenuto dell’interrogazione che Ermete Realacci, Ministro dell’Ambiente del Governo Ombra del Pd, su segnalazione di Legambiente, ha presentato sul Lago di Paola e più in generale sul territorio del Parco Nazionale del Circeo ai Ministeri dell’Ambiente, dell’Interno, delle Infrastrutture e dei Beni Culturali. I contenuti dell’interrogazione sono stati presentati oggi nel corso di una conferenza stampa a Montecitorio, a cui hanno partecipato, oltre a Realacci, Antonio Nicoletti, Responsabile Nazionale Aree Protette di Legambiente; Lorenzo Parlati, Presidente di Legambiente Lazio; Marco Omizzolo, Coordinatore per la provincia di Latina di Legambiente e Presidente del circolo Larus di Sabaudia (LT); Anna Scalfati, Proprietaria di maggioranza del Lago di Paola.

Il Presidente onorario di Legambiente ha chiesto inoltre che la futura programmazione territoriale della zona del Parco, in vista della redazione del Piano del Parco, sia definita in maniera congiunta da Ministero dell’Ambiente, amministrazioni territoriali interessate e Regione Lazio, in modo da far cessare le pressioni che da più parti tentano di frenare lo sviluppo della zona in direzione di un turismo ed un’economia sani e di qualità, secondo la vocazione e le potenzialità proprie di quel territorio.

«Il futuro dell’area del Lago di Paola – ha dichiarato Realacci – non passa certo per la cementificazione e per l’illegalità. La nautica da diporto e le infrastrutture portuali turistiche, se ben gestite, possono rappresentare delle leve per lo sviluppo duraturo dei territori e per sollecitare nuove forme di turismo, ma qui ci troviamo di fronte ad un progetto le cui finalità lasciano spazio a parecchi dubbi. Si parla infatti di un piano che va a compromettere ulteriormente un area già aggredita dall’abusivismo e dalla speculazione edilizia, fortemente legati ad una crescente infiltrazione delle organizzazioni criminali, come già denunciato da diversi esponenti politici ed inchieste giornalistiche. Tanto che l’area è sottoposta all’attenzione del Ministero dell’Interno e della Direzione nazionale e distrettuale antimafia. Ciò che chiediamo più in generale alle istituzioni è di intervenire in maniera più ampia per porre termine alle infiltrazioni malavitose nel sistema economico e sociale pontino, che stanno soffocando le possibilità di sviluppo di un’economia sana e durevole».

Nell’interrogazione si fa notare, inoltre, come il «Ponte Rosso», sia l’unica chiusa ancora in piedi per gestire il flusso delle acque del Canale Romano, che collega lo specchio d’acqua lago al mare. L’altra chiusa, posta in prossimità della foce verso il mare - detta Chiusa Innocenziana, in quanto realizzata nel ‘700 da Innocenzo III su fondamenta di epoca romana - è già stata abbattuta nel 2003, proprio al fine di consentire il passaggio di natanti di stazza sempre maggiore. Il Ponte Rosso, invece, ha subito l’allargamento abusivo di una delle arcate di passaggio, con l’instaurazione di una serie di procedimenti di carattere penale. A seguito dell’abbattimento della Chiusa Innocenziana, nel 2003 l’intero Canale Romano è stato posto sotto vincolo archeologico diretto da parte del Ministero dei Beni e le Attività Culturali.

«Con questa nuova iniziativa, vogliamo continuare a tenere ben accesi i riflettori sul Lago di Paola e sul Parco Nazionale del Circeo, dove l’unico vero intervento di riqualificazione che serve è quello relativo al contrasto dell’abusivismo e dell’illegalità -ha dichiarato Lorenzo Parlati. Per questo nei giorni scorsi abbiamo anche chiesto alla Regione Lazio di avviare un’indagine amministrativa al fine di verificare eventuali responsabilità in merito all’inerzia nel contrasto all’abusivismo edilizio nei Comuni di Sabaudia e San Felice Circeo, presso i quali giacerebbero inutilmente ben 3.331 domande di condono edilizio, un milione e duecentomila metri cubi di cemento abusivo assolutamente non condonabile, senza che i Comuni emettano gli scontati provvedimenti di reiezione, facendo contestualmente partire le ruspe per gli abbattimenti».