Una vita da editore
Si è spento Carlo Caracciolo, fondatore dell'Espresso e della Repubblica
È morto Carlo Caracciolo, editore appassionato, presidente onorario del Gruppo Espresso e fondatore de «la Repubblica» e «Liberation». Si è spento a 83 anni in una serata piovosa a Roma.
Fece del giornalismo un mestiere rischioso e un divertimento puro. Lo scrivere fu sempre un dovere civile scommettendo anche su pubblicazioni di nicchia che si rivelarono poi grandi successi.
Si definì un «editore fortunato». Dal 1955 divenne animatore e promotore dell'Espresso. Ecco come descrisse il momento in cui Adriano Olivetti gli giro il pacchetto di maggioranza del settimanale:
«Quando, a fine anni Cinquanta, Olivetti decise di ritirarsi e mi offrì le sue quote, rimasi sconcertato. Ero senza una lira. Gestendo la pubblicità avevo un qualche accesso ai conti, che non erano straordinari. D'accordo con Arrigo Benedetti, il direttore ed Eugenio Scalfari, direttore amministrativo e editorialista di economia, decidemmo per prima cosa di raddoppiare il prezzo, da cinquanta a cento lire...»
Per Walter Veltroni, con Carlo Caracciolo se ne va uno straordinario editore, un grande uomo di cultura, un signore. Lo ricordo con grande affetto e con nostalgia.
«Voglio esprimere, a nome mio personale e delle senatrici e dei senatori del gruppo del PD, il cordoglio per la morte di Carlo Caracciolo». Così Anna Finocchiaro Presidente del gruppo PD a Palazzo Madama. «Con lui scompare - ricorda Finocchiaro - una figura che tanto ha dato alla costruzione dell'Italia democratica. Dal suo impegno antifascista alla nascita del quotidiano 'la Repubblica', Caracciolo ha saputo essere intellettuale e imprenditore al servizio del nostro Paese. Ai suoi cari - conclude la Presidente - giungano le nostre condoglianze».
«Con Carlo Caracciolo l’editoria italiana perde il protagonista di una bella stagione di impegno, di rinnovamento e di libertà. I lettori dei tanti giornali che ha contribuito a far nascere non lo dimenticheranno.» Lo ha dichiarato Paolo Gentiloni Coordinatore dell’Area comunicazione del PD.
«Voglio esprimere la partecipazione dei deputati del Partito Democratico al lutto per la scomparsa di Carlo Caracciolo» ha dichiarato Antonello Soro, presidente dei deputati del PD.
«Lo ricordiamo come un innovatore che ha dato un contributo fondamentale alla costruzione dell’Italia libera e democratica. E’ stato l’ultimo editore puro, un rarissimo esempio di uomo di cultura e insieme di uomo d’impresa. Le sue iniziative editoriali non hanno solo rappresentato un successo imprenditoriale, hanno arricchito e fatto progredire l’intera comunità nazionale.
Caracciolo ha saputo conciliare con una grande sapienza e discrezione la passione politica, la passione imprenditoriale e il rispetto per l’autonomia del giornalismo e dei giornalisti. Per tutto questo rappresenta un esempio di classe dirigente imprenditoriale dalla notevole lungimiranza, senza eredi nell’Italia di oggi. Desidero quindi indirizzare alla sua famiglia il mio personale cordoglio unito a quello di tutti i deputati del Partito democratico».
«E' con profonda tristezza che ho appreso la notizia della scomparsa di Carlo Caracciolo. Antifascista, con un forte e coerente senso dei valori costituzionali nel suo ruolo di editore e fondatore dell'Espresso e di Repubblica ha tracciato una strada originale, aiutando il Paese a crescere culturalmente e contribuendo a quel pluralismo dell'informazione, essenziale in ogni democrazia, ed ancor piu' necessario nel nostro Paese.
A noi lascia l'esempio di un impegno editoriale moderno e coraggioso». Questo il testo del messaggio di cordoglio che il Vice Presidente del Senato, Vannino Chiti, ha inviato alla famiglia dell'editore Carlo Caracciolo.
«Era uno spirito libero, un uomo ricco di interessi e di curiosità, era fortemente attratto dalle cose nuove, gli piaceva tutto ciò che era ben fatto. Ha sempre vissuto proiettato verso il futuro. Ed è di questa sua personalità che da' conto la sua opera». Così il vicepresidente dei senatori del Pd Luigi Zanda ha ricordato Carlo Caracciolo intervenendo nell'Aula del Senato. «Di lui - ha aggiunto Zanda - si può dire che considerava il suo mestiere di editore una missione civile e che nutriva quotidianamente il suo lavoro non solo di idee nuove e di fantasia, ma anche di azioni sì coraggiose, ma mai spericolate. Con lui sapevi che una stretta di mano contava più di qualsiasi contratto».
«Era un uomo politicamente molto impegnato. Anzi la politica è stata una parte rilevante della sua vita. Lo è stata quando a diciotto anni ha partecipato alla guerra partigiana è lo è stata poi nella lunghissima vita da editore. Ma - ha continuato Zanda - era troppo elegante nel pensiero ed elegante nel profondo, per trasformare il suo impegno politico in faziosità, in travisamento della realtà, in discriminazione nei confronti di chi non la pensava come lui. Era un democratico vero».
A.Dra