28 agosto 2025
Aggiornato 03:00
Presidenziali USA

New York, aria di elezioni

A Times Square con i supporter di Obama

Daniele Diana è negli States per seguire la campagna elettorale dei democratici.
Seconda tappa del nostro tour Americano è New York City, la grande mela, la città che non dorme mai. E' lo Stato della sconfitta Hillary Clinton, ma anche quello di Rudolph Giuliani, l'eroe di Ground Zero, soprannominato «the three words' man» (l'uomo dalle tre parole), data la sua abitudine oratoria di comporre frasi con solo tre parole: soggetto, verbo e «nine eleven» (11 settembre).

Le elezioni sono vicine, appena un mese, e lo si sente tra la gente, nell'aria di New York. A Times Square, le luccicanti insegne pubblicitarie di diverse multinazionali sono affiancate da cartelloni che invitano esplicitamente gli Americani a votare («No voting sucks«). Sugli autobus, nella metro, al supermarket, la gente parla, discute, si confronta. L'impressione è che in questa città facciano tutti il tifo per lo stesso candidato, come tiene a spiegarci Maggie, 72 anni, una vita vissuta a Manhattan. » Il nostro candidato, il nostro presidente è Barack. Gli ultimi otto anni sono stati disastrosi per tutto il nostro Paese. Mio figlio è stato in Iraq, è tornato sano e salvo, ma penso alle mamme che non sono state fortunate quanto me.»

Camminando per la quinta strada, incontriamo una figura tipica delle piazze di diverse metropoli '(Piccadilly Circus a Londra,Ramblas a Barcellona), quella del «predicatore», che da uno sgabello e a gran voce ricorda ai passanti di votare e di farlo in maniera corretta, scegliendo il candidato che conosce gli americani, che sa quanto sia dura la vita quotidiana tra le strade della city,anche per quelli che non riescono a fare 5 milioni di dollari l'anno ...

Siamo nella terra dove è stata coniata la parola marketing per la prima volta. E Lo si vede. I mezzi e modi dell'advertising per Barack sono tanti e diversi tra loro. Dalle semplici t-shirt che indicano i dieci motivi per votare Obama e non McCain, a quelle con la scritta «McCain?No, thanks, I have a brain...». Dalle spille alle tazze da latte, dalle bandiere ai lollypops. Si trova di tutto, a seconda della generosità dei supporter democratici.

Alcune di queste trovate sono semplicemente geniali e fuori dal comune. Alla fermata della metro di Rector Street, a due passi da Ground Zero e dal toro di Wall Street, un gruppo di persone si esibisce tra le colonne della stazione rappando, cantando, ballando. Distribuiscono adesivi e mettono decisamente di buon umore i passanti, concludendo ogni canzone con il ritornello «Vote for Obama». Sembrano i Jackson five, solo di origine ed etnie diverse: italo-americano, afroamericano, messicano, sudcoreano. Tra di loro c'è anche Kris, un simpatico signore di Brooklyn, con suo figlio Nick, di appena sei anni, un futuro da ballerino. «Anche lui sa dirvi per chi votare...»

A Queens entriamo in un comitato pro-Hillary. Un gruppo di quindici signore che si danno un bel da fare per tenere alto l'entusiasmo dei democrats newyorkesi anche dopo la sconfitta di Hillary. Lauren,la co-ordinatrice, si muove da una stanza all'altra, risponde al telefono, regala sorrisi a tutti coloro i passanti. Riesce ad emanare una carica positiva a tutti coloro che le stanno intorno. Seppur impegnatissima, ci guarda e suggerisce: «lunch?». Davanti ad un sandwich, ci racconta che si sarebbe aspettata Hillary come vice, e che la scelta di Biden è discutibile, ma in ogni caso «le parole della Clinton ci hanno reso ancora più orgogliose di essere Yankee. Ci stiamo dando da fare per il nostro team. Vogliamo riportare un democratico alla Casa Bianca».

Mentre raggiungiamo la stazione di Madison Square, ci imbattiamo in un paio di ragazzi: indossano magliette dei Mets ricoperte da miriadi di spille Obama-Biden, e ricordano a tutti, Newyorkesi e non di votare per Obama. La tentazione è forte, gli chiediamo: «Ma i repubblicani?«You are definitely in the wrong State dude...». Siamo nello stato sbagliato per trovare dei Repubblicani. Probabilmente il clima sarà diverso alla nostra prossima meta: Baltimora, Maryland.