29 aprile 2024
Aggiornato 06:00
Fonte Intervista di Maria Zegarelli - L'Unità

Anna Finocchiaro: «Pericoloso delegittimare il Parlamento»

Anna Finocchiaro, capogruppo Pd al Senato parla di un periodo «delicatissimo per il Paese», e provoca i colleghi del Pdl: «È vero, sono depressi. Non ne possono più di fare gli yes men»

«Qui non stiamo discutendo dell’antiberlusconismo: stiamo discutendo della profonda crisi che attraversa la democrazia e di come il presidente del Consiglio «vive» il suo rapporto con le istituzioni e con l’opposizione».
Anna Finocchiaro, capogruppo Pd al Senato parla di un periodo «delicatissimo per il Paese», e provoca i colleghi del Pdl: «È vero, sono depressi. Non ne possono più di fare gli yes men. Ma la cosa più preoccupante è il loro silenzio».

Il Pd lancia l’allarme sul rischio di svuotamento dei poteri del Parlamento, ma il premier vi dà dei depressi. Chiuso il dialogo da dove si ricomincia?
«È un momento delicato per il Paese, per questo non si può accusare di antiberlusconismo chiunque denunci quanto sta accadendo. Direi le stesse cose di fronte a qualunque altro premier che intendesse l’opposizione e le istituzioni nel modo in cui le intende Berlusconi. Il premier non ha denunciato soltanto l’accolita di depressi che non riesce a stare al passo con la sua continua creazione normativa, ha lanciato attacchi alla Corte Costituzionale, alla magistratura e, addirittura, ad uno dei suoi più fedeli e entusiasti ammiratori, Bruno Vespa, «reo» di aver mandato in onda un contraddittorio tra maggioranza e opposizione».

Mettendo mano alle riforme sarebbe un modo per andare oltre la denuncia?
«Abbiamo sollevato la questione del Parlamento e del ruolo del Senato a inizio legislatura, in assoluta continuità rispetto a quando eravamo noi maggioranza e ci ostinavamo a votare finanziarie e decreti fiscali senza chiedere la fiducia, per evitare che il Senato diventasse la «morta gora». Una buona risposta ci è arrivata dalle parole del presidente Fini l’altro ieri...».

Schifani è stato più timido...
«Schifani mi è sembrato più orientato a difendere il suo lavoro senza voler affrontare fino in fondo la questione. Fini, al contrario, ha detto cose che condivido pienamente».

Di fronte ad un’opinione pubblica sempre più lontana dalla politica, non c’è il rischio che le istituzioni vengano davvero sentite come un impaccio?
«Questo è il cuore del problema, da qui nascono le nostre preoccupazioni. Ma se il Paese ha bisogno di riforme che lo modernizzino perché Berlusconi non mette subito in cantiere la riduzione del numero dei parlamentari? Perché non viene in Aula a chiedere che il lavoro parlamentare assecondi questa necessità di modernizzazione? Temo che in realtà l’unico interesse sia la delegittimazione del Parlamento».

Lei sta dicendo che siamo ben oltre la chiusura del dialogo?
«Berlusconi ha già fatto ammalare gravemente l’Italia. Gli episodi di razzismo che si stanno moltiplicando sono quel rischio di malattia dell’anima dell’ Italia di cui ho parlato proprio durante la prima dichiarazione di voto sulla fiducia. Si alimentano le paure, poi si fanno gli spot che annunciano soluzioni miracolose: in realtà si generano episodi come quelli di questi giorni».

La mancanza di decisione nella democrazia: è o no l’origine del male su cui si innesta la tentazione del premier di scavalcare le istituzioni e ignorare l’opposizione?
«E perché dovrebbe farlo? Si trova in una situazione di assoluto vantaggio: ha maggioranze bulgare in Parlamento, un sistema politico che gli abbiamo in parte semplificato noi e in parte l’elettorato... Cosa vuole di più? Il rapporto tra decisione e democrazia riguarda tutte le democrazie occidentali, ma lì si affronta con ben altro spirito, attenzione e cura di come faccia Berlusconi. Non è un caso che non cita mai la Costituzione, ritiene superfluo pronunciarsi sull'antifascismo. È come se avesse scambiato le libere elezioni per un'investitura personale».

Siamo al presidenzialismo di fatto?
«Con l’aggravante che mentre ci sarebbe bisogno di un rafforzamento dei poteri di controllo si assiste ad un attacco sistematico alle istituzioni e in più c’è una dittatura della maggioranza fatta di yes men che dipendono dal volere del leader. Fa paura questo silenzio dei parlamentari del pdl di fronte a questa intolleranza frenetica e pericolosa del premier».

L’opposizione come pensa di risvegliare l’attenzione su questi temi in un’opinione pubblica che è prigioniera della quotidianità?
«Noi con la manifestazione del 25 ottobre vogliamo rimettere a fuoco i temi veri di cui si dovrebbe occupare il governo, che non risponde con fatti concreti alle inquietudine sociali determinate dalla crisi finanziaria. Finora Berlusconi ha fatto un’operazione di occultamento. Sostiene che dal 2011 farà calare di dieci punti la pressione fiscale: una cosa da far morire dal ridere se non fosse uno stravolgimento della realtà».