Con la crisi svanisce l'effetto Palin
Obama avanti nei sondaggi. Woody Allen: «Un'umiliazione se vince McCain»
Secondo Gian Giacomo Migone, la candidatura di Barack Obama a presidente degli Stati uniti d’America esce rafforzata dal periodo di crisi finanziaria che sta colpendo l’economia Usa. O meglio, ne esce di molto indebolito il ticket repubblicano rappresentato da John McCain e da Sarah «Barracuda» Palin. Scrive Migone su L’Unità, a proposito della percezione che l’opinione pubblica statunitense sta sviluppando riguardo alla coppia di fatto crisi economica/corsa alla Casa Bianca: «D’un tratto la Palin è diventata irrilevante o, addirittura, un pericolo pubblico, qualora dovesse trovarsi a gestire la crisi. Ma è McCain – continua – ad accusare il colpo (…) con battute che ricordano quelle del repubblicano Herbert Hoover, il presidente travolto dalla crisi del ’29, del tipo ‘non c’è da allarmarsi perché l’economia americana è sana e forte. Il mercato farà il resto’. (…) Che Obama si all’altezza del compito resta tutto da dimostrare, ma che lo sia l’accoppiata McCain-Palin appare quanto mai improbabile».
Le parole di McCain, oltre che quelle di un signore di 72 anni che si propone di incarnare la figura di grande ‘rassicuratore’ degli americani e di un anacronistico cultore del ‘dio mercato’, suonano come una disperata ricerca di disallineamento dalle politiche che l’amministrazione Bush sta mettendo in campo per fronteggiare la grande crisi globale. Crisi della quale, d’altronde, la stessa amministrazione repubblicana è ampiamente responsabile. Ben diverso è invece l’approccio del candidato democratico, che in questi momenti convulsi, ha espresso apprezzamento per gli sforzi del Tesoro e della Fed per ridare fiducia ai mercati, e ha deciso di aspettare di vedere il piano del governo prima di scendere in campo con le sue proposte dettagliate per il salvataggio dell’economia.
Un atteggiamento decisamente più maturo e consapevole della situazione. Obama ha dato il suo appoggio alla collaborazione bipartisan del capo della Fed Ben Bernanke e del ministro del Tesoro Henry Paulson con il Congresso per far uscire l'America dalla crisi finanziaria. «Gli eventi degli ultimi giorni hanno messo in luce che servono interventi coraggiosi e decisi per ridare fiducia ai mercati finanziati e evitare un aggravamento della crisi che potrebbe mettere in pericolo i risparmi di una vita e il benessere di milioni di americani», ha detto Obama, secondo cui è essenziale che i mercati e il pubblico abbiano fiducia negli sforzi del Tesoro e dela Fed e che il loro lavoro non sia ostacolato da «polemiche politiche di parte».
Tant’è. Proprio i giorni più caldi dell’esplosione della crisi economica sembrano aver segnato il ritorno in testa del senatore dell’Illinois nei sondaggi pre-voto. Esaurito l’effetto Palin, a sette settimane dalle elezioni, Barack Obama è di nuovo avanti, seppur con un lieve margine sul rivale. Un rilevamento condotto dall’Università di Quinnipiac mostra infatti il candidato democratico al 49% contro il 45% del repubblicano John McCain. Il sondaggio, condotto fra l'11 e il 16 settembre, riporta ad una situazione simile ad mese fa, prima delle due convention, quando Obama aveva il 47% e McCain il 42%.
Intanto, va allungandosi la lista degli ‘sponsor’ celebri del senatore afroamericano. L’ultimo, in ordine cronologico, è il regista Woody Allen, che non ha usato mezze parole nell’esprimere la sua preferenza per Obama. «Se non vincesse alle elezioni presidenziali – ha detto Allen da San Sebastian – sarebbe un’umiliazione e una vergogna per gli Stati Uniti». Secondo il regista, Obama «è molto meglio» del suo rivale repubblicano John McCain ed è l'unica via d'uscita dopo «otto anni catastrofici, incompetenti e disonesti», riferendosi all'attuale presidenza di George Bush. Insomma, ha concluso, «sarebbe terribile» se l'elettorato americano non si mobilitasse per Obama.
Stefano Cagelli
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