29 marzo 2024
Aggiornato 08:00
Presidenziali USA

L'effetto Palin? Non pervenuto. Obama sempre in testa

Dai repubblicani una convention senza sorprese

La mossa a sorpresa di McCain, che ha voluto la giovane e semisconosciuta governatrice dell’Alaska Sarah Palin nel tandem per la Casa Bianca, non è bastata a contrastare il primato detenuto da Obama in quasi tutti i sondaggi.
L’idea sembrava indovinata. Il nome che doveva affiancare «nonno» McCain è arrivato in tempo per «rubare il tuono» (come dicono negli Usa, «stolen the thunder») e le prime pagine dei giornali dal dominio dei democratici, che solo la sera prima avevano concluso la loro convention con l’intervento più atteso, quello di Barack Obama.

Ora però, molti pensano che la scelta azzardata del senatore dell’Arizona si possa trasformare in un pericoloso boomerang. La vita privata della giovane governatrice del Nord è stata messa al setaccio e l’annuncio della gravidanza della figlia diciassettenne sembra aver minato il tranquillo e tradizionale quadro che la famiglia Palin era intenzionata a rappresentare.

Persino un sito di scommesse, l’Intrade.com, all'indomani della scoperta che la figlia adolescente è incinta di cinque mesi, ha iniziato a dare le quotazioni su un possibile ritiro della vice di McCain. Tuttavia la possibilità che Sarah «barracuda» Palin decida di gettare la spugna è altamente improbabile e alquanto fantasioso (nella storia americana successe una sola volta, nel 1972, quando fu costretto al ritiro Thomas Eagleton, il numero due del democratico George McGovern). Rimane però una situazione difficile da gestire per i repubblicani che, se da una parte hanno spiazzato tutti (politici e media) con una scelta coraggiosa e imprevedibile, dall’altra devono scontare l’azzardo di una decisione repentina (pare che McCain abbia scelto la sua vice due giorni prima della nomina) e che sta creando più grattacapi che soluzioni. Come, ad esempio, l’ultima notizia riportata dal «Washington Post» che racconta di come la governatrice dell’Alaska abbia in passato utilizzato il suo potere di veto per tagliare i fondi ad un programma di sostegno alle ragazze madri. Un paradosso, se si considera la situazione che Bristol, la figlia minorenne della Palin, si trova ora ad affrontare.

Ora toccherà direttamente alla vice di McCain risolvere alcune questioni. Forse sin dal suo discorso che, salvo improvvisi cambiamenti d’agenda, stanotte dovrebbe presentarla al pubblico della convention repubblicana. Discorso che, tra l’altro, la giovane collega di McCain pare abbia redatto in compagnia di un veterano della campagna Bush-Cheney, lo stratega elettorale Tucker Eskew. Così, tra le righe, l’ombra di George W. Bush ritorna. E non è bastato che il suo intervento nella giornata di ieri sia stato ridotto a soli 8 minuti (inizialmente ne dovevano essere quasi il doppio) e la sua presenza sia stata limitata ad un video e un collegamento satellitare. Il passato che ritorna è il peggior incubo dello staff dell’elefante (l’animale simbolo del partito repubblicano) e punto debole prediletto dal team del senatore Obama che in un nuovo spot televisivo, mandato in onda proprio durante la pausa pubblicitaria della diretta da St.Paul (location della kermesse repubblicana), ricorda agli elettori che un voto dato a McCain è un voto dato al passato.
Il titolo del video è assai esplicito «the same», uguali, e campeggia a caratteri cubitali su immagini di McCain e Bush che si abbracciano, sorridono e si stringono la mano. Una voce fuori campo, sottolinea che il senatore dell'Arizona «vuole gli stessi sgravi fiscali per le grandi aziende, gli stessi 10 miliardi al mese spesi in Iraq, ha la stessa incapacità di capire la crisi economica e ha sostenuto Bush il 90% delle volte».
Nel video si fa accenno anche alla governatrice dell'Alaska Sarah Palin: «Lei sarà anche stata scelta, ma lui è sempre lo stesso».

A parte spot e convention, però, l’attenzione dei media e della politica è tutta per gli uragani che imperversano nel sud del paese. Gustav e Hanna, i nomi delle minacce che in queste ore stanno preoccupando gli stati meridionali degli Usa, hanno smussato i toni del conflitto tra i due candidati. La convention di St.Paul, infatti, prosegue con toni sobri e misurati, la sua agenda è sempre in bilico tra emergenza e routine, mentre il viaggio di Obama negli Stati indecisi deve ancora avviarsi a pieno proprio a causa delle emergenze meteorologiche che potrebbero mettere in ginocchio migliaia di cittadini.