24 aprile 2024
Aggiornato 14:30
Le Istituzioni a Palermo per ricordare la figura del Generale Dalla Chiesa

26 anni fa l'agguato mafioso al generale Dalla Chiesa

Presente per il Viminale il sottosegretario Davico: «esempio per coloro che si impegnano nel campo sociale e politico, per i giovani e per chi oggi combatte la criminalità organizzata e tutte le forme di illegalità»

I vertici delle istituzioni italiane si sono riuniti questa mattina a Palermo per rendere omaggio alla memoria del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa. Cade oggi, infatti, il 26' anniversario dell'agguato mafioso in cui Dalla Chiesa perse la vita insieme con la moglie Emanuela Setti Carraro e l'agente di scorta Domenico Russo.

Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha inviato un messaggio al prefetto di Palermo Giancarlo Trevisone, mentre il presidente del Senato, Renato Schifani, il ministro dell'Ambiente Stefania Prestigiacomo, in rappresentanza del presidente del Consiglio dei ministri, il sottosegretario all'Interno Michelino Davico, in rappresentanza del Viminale, il capo della Polizia di Stato Antonio Manganelli, il capo del dipartimento per le politiche del personale del ministero dell'Interno Giuseppe Amoroso, in rappresentanza dei prefetti della Repubblica, e le massime autorita' civili e militari hanno ricordato la strage deponendo corone d'alloro in Via Carini, luogo dell'attentato.

Per commemorare il generale ucciso dalla mafia, definito dal presidente della Repubblica «un essenziale punto di riferimento per l'intera comunità nazionale», le Istituzioni presenti oggi nel capoluogo siciliano hanno scelto di sottolineare quanto lo Stato ha fatto e sta facendo per contrastare la criminalità organizzata.
«L'impegno delle istituzioni e la reazione della società civile hanno permesso di ottenere significativi successi nella lotta alle organizzazioni mafiose», afferma nel suo messaggio il presidente Napolitano, cui fanno eco le parole del presidente del Senato Schifani: «stiamo battendo la mafia non soltanto attraverso il contrasto fortissimo delle forze dell'ordine, ma anche in virtù di una rivoluzione culturale e sociale di coloro i quali, operando nel territorio, non accettano più la parola mafia e intendono ribellarsi a essa».
 
Parole incisive anche dal sottosegretario all'Interno Davico: «il loro sacrificio - dichiara il sottosegretario, sottolineando l'attualità dell'esempio civile - è e rimarrà da esempio per coloro che si impegnano nel campo sociale e politico, per i giovani e per chi oggi combatte la criminalità organizzata e tutte le forme di illegalità».