Dalla Chiesa, «un Servitore dello Stato»
Le Istituzioni e le forze politiche ricordano così Carlo Alberto Dalla Chiesa, il generale dell'Arma dei Carabinieri ucciso dalla mafia, nel giorno del trentesimo anniversario dell'attentato di cui rimase vittima insieme alla giovane moglie Emanuela Setti Carraro e a un agente della scorta - Domenico Russo - a Palermo, dove ricopriva l'incarico di Prefetto da soli quattro mesi
ROMA - «Un servitore dello Stato». Le Istituzioni e le forze politiche ricordano così Carlo Alberto Dalla Chiesa, il generale dell'Arma dei Carabinieri ucciso dalla mafia, nel giorno del trentesimo anniversario dell'attentato di cui rimase vittima insieme alla giovane moglie Emanuela Setti Carraro e a un agente della scorta - Domenico Russo - a Palermo, dove ricopriva l'incarico di Prefetto da soli quattro mesi.
Il ricordo di Napolitano - «La sua uccisione - ricorda il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano - provocò un unanime moto d'indignazione cui seguì un più deciso e convergente impegno delle Istituzioni e della società civile, che ha consentito di infliggere colpi sempre più duri alla criminalità organizzata. Ricordare il sacrificio del generale Dalla Chiesa e dei tanti che ne hanno condiviso il destino contribuisce a consolidare quella mobilitazione di coscienze e di energie e quell'unione d'intenti fra Istituzioni, comunità locali e categorie economiche e sociali, attraverso cui recidere la capacità pervasiva di un fenomeno criminale insidioso e complesso».
Cancellieri: Perseguire la linea tracciata da Dalla Chiesa - A Palermo e a Torino, alle celebrazioni dell'anniversario della morte di Dalla Chiesa, interviene Anna Maria Cancellieri. Il ministro dell'Interno ricorda «l'ignobile atto dell'omicidio del Generale» come un colpo «non solo allo Stato ma all'intera società civile» cui Dalla Chiesa «aveva chiesto mobilitazione e presa di coscienza dialogando con essa e con le componenti istituzionali siciliane, aprendo campi d'azione, e interventi di comunicazione che preoccuparono la mafia». Cancellieri ha esortato «ciascuno dalla propria parte» a «continuare a perseguire la linea tracciata da Dalla Chiesa. Sono prima di tutto i cittadini che devono volere il cambiamento, basandolo su principi come legalità, rispetto delle regole».
Monti: Contrasteremo ogni forma di criminalità - Ma anche il governo, assicura il presidente del Consiglio, Mario Monti, farà la sua parte impegnandosi, spiega il premier in una nota, «a rafforzare, a tutti i livelli, la consapevolezza che il contrasto ad ogni forma di criminalità organizzata costituisce il punto di partenza per un paese più giusto, prospero e democratico».
Caselli: Dalla Chiesa fumo negli occhi per pezzi della politica - «Fu lasciato solo. Pezzi consistenti della politica, palermitana e non solo, lo vedevano come fumo negli occhi e fu costretto a operare in una situazione difficile, perché era chiaro che non avrebbe fatto sconti a nessuno e che avrebbe affrontato la mafia nella sua globalità in tutte le sue articolazioni: nel groviglio di interessi di ogni tipo, politici economici e finanziari, nei meccanismi che oggi vengono rubricati alla voce 'trattativa'». Con queste parole il procuratore di Torino Gian Carlo Caselli, h ricordato in Comune a Torino la figura del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, nel corso della cerimonia per il trentesimo anniversario della sua morte.
Caselli ha poi citato dei passi del diario di Dalla Chiesa. «Nel suo diario scrisse che il senatore Giulio Andreotti gli chiese di andarlo a trovare. E lui ci andò». Dalla Chiesa scrisse sul suo diario, di essere stato molto chiaro con Andreotti: «gli ho dato la certezza che non avrò riguardi per quella parte della Dc alla quale attingono i suoi grandi elettori».
«E Andreotti rispose parlandogli del mafioso Pietro Inzerillo, di quando questi tornò dagli Usa in Italia, dentro' una bara con una banconota da dieci dollari in bocca» ha proseguito Caselli, chiosando: «un racconto che può essere letto in molti modi: apologo, parabola o qualcosa di peggiore». Quel che è certo, ha concluso Caselli è che «il racconto agghiacciante colpì nel profondo il prefetto Dalla Chiesa».