28 agosto 2025
Aggiornato 02:00
Rapporti PD e PRC

PRC, Latorre: «Ora più difficile coabitare nei governi locali»

«Dentro Rifondazione ha vinto una piattaforma che è un rassemblement di un'altra epoca»

Dentro Rifondazione ha vinto una piattaforma che è un rassemblement di un'altra epoca. Ne è convinto Nicola Latorre, vicepresidente dei senatori del Pd, che in un'intervista oggi al Corriere spiega: «Avevamo ragione noi a dire che le due piattaforme congressuali erano radicalmente alternative: una, quella di Vendola, interpretava l'idea di un soggetto politico profondamente innovativo nella forma, e orientato a portare in una esperienza di governo le istanze di una sinistra radicale.

L'altra piattaforma invece mette insieme di tutto, dalle case del popolo ai trotzkisti, si espone a rischi - va in piazza Navona e si ritrova alleata con chi, su temi come l'immigrazione, ha posizioni di destra -, è un rassemblement di un'altra epoca, tutto identitario, che si rifugia in accampamenti ormai vuoti, vecchissimi, in cui non si danno risposte alla crisi aperta dal voto di aprile e in cui sì ripetono parole che non significano più nulla». La questione, ora, sembra relativa alle prospettive future. «Quel che è veramente grave - sottolinea il vicepresidente dei senatori del Pd - è che viene negata la possibilità di portare la sinistra radicale in una sinistra di governo. E questa impostazione pone un problema serio non tanto rispetto all'alleanza con il Pd, visto che non ci sono elezioni politiche in vista, ma rispetto alle esperienze di governo locale».

Sta dicendo che sarà difficile, nelle giunte dove governate assieme, la convivenza tra Pd e Prc, e ancora di più l'alleanza per i prossimi voti locali? «Beh, oggettivamente si aprono interrogativi molto seri - risponde Latorre - ci sono problemi da superare. E l'onere di dare risposte sarà di chi ha vinto il congresso». Adesso che Rifondazione sceglie posizioni sempre più antagoniste, al Pd spetterà spostarsi a sinistra per raccogliere consensi tra i delusi della sinistra radicale? «Il Pd ha, ancor più di prima - spiega Latorre - la responsabilità di mettere in risalto il carattere riformista della nuova sinistra che rappresentiamo, e che deve allargare il suo raggio di azione. Perché è indubbio, c'è un'area sempre più vasta dal punto di vista sociale che reclamerà rappresentanza sociale al Pd».

Senza che questo significhi scoprirsi al centro, perché «iI Pd non può rinunciare a rappresentare la sinistra riformista di questo Paese - dice il vicepresidente dei senatori del Pd - sono sicuro che è una necessità condivisa anche dai tanti cattolici che sono con noi, da chi viene dalla Margherita... Non dobbiamo rimanere prigionieri degli schemi. Dobbiamo invece aspirare a conquistare un consenso sempre più ampio con un impianto politico e culturale che vada oltre le culture del '900 e interpreti le esigenze vere del Paese».