Venture capital in Europa, dove sono finiti i capitali nel 2017
Un anno d'oro per l'Europa che ha visto salire gli investimenti in venture capital raccogliendo oltre 19 miliardi di dollari
ROMA - Partiamo col dire che il 2017, in Europa, è stato un anno d’oro, quanto a venture capital, con oltre 19 miliardi di dollari investiti in startup. Un salto enorme rispetto ai dati dello scorso anno quando i miliardi di dollari investiti erano stati di poco sopra i 14 miliardi. E, a quanto pare, è stato anche l’anno degli unicorni dato che nel 2017, sette società europee fondate dal 2003 sono entrate a fare parte del «recinto» delle aziende miliardarie, portando così il totale del continente a 41. Lo studio di Atomico, da cui stiamo attingendo i dati, evidenzia - inoltre - il forte interesse internazionale che è stata capace di catalizzare il nostro continente, con oltre 200 fondi statunitensi che hanno concluso almeno un accordo in Europa, più del doppio rispetto al 2012. Considerevole anche l’interesse manifestato dall’Asia, con 1,8 miliardi di dollari che investitori asiatici hanno investito finora nelle startup europee.
A crescere sono, in particolare, anche le dimensioni dei fondi di venture capital, con medie che incrementano di tre volte tra il 2012 e il 2017. Fondi che arrivano, nella maggior parte dei casi, da agenzie governative, mentre un 20% del capitale arriva da quelle corporate europee che vogliono sempre più comprendere il panorama tecnologico in evoluzione.
Un’Europa fiduciosa, capace di competere con i mercati asiatici e statunitensi e un paesaggio tecnologico sostenuto da una forte pipeline di talenti di livello mondiale, con una popolazione di sviluppatori in crescita che viene sempre più sfruttata dai giganti della tecnologia globale. La competizione si gioca, quindi, su più livelli, laddove le capitali europee si attrezzano per attirare i migliori talenti al fine di alimentare i loro ecosistemi locali, in una «battaglia» di competenze mai più agguerrita di oggi. In un contesto così florido, tuttavia, i margini di manovra sono ancora elevati. Per intenderci i Paesi europei sono ancora piuttosto in ritardo rispetto a Stati come Israele e USA in termini di capitale investito pro capite, con un Isreale - ad esempio - capace di superare i 300 dollari di investimenti pro capite in startup, in base alla popolazione.
Ma dove sono finiti tutti questi capitali durante il 2017? Il Regno Unito, nonostante la Brexit, resta ancora la nazione più capace di attirare i fondi di venture capital con oltre 5 miliardi di dollari investiti negli ultimi 12 mesi, seguita dalla Germania (2,5 miliardi) e dalla Francia (2.1 miliardi). La Francia, in particolare, sta sfidando il Regno Unito in termini di operazioni chiuse ogni anno, ben 753, contro le 728 dell’Inghilterra.
In questo contesto molto positivo, l’Italia - naturalmente - arranca. Nel 2017 sono circa 100 i milioni di euro investiti in startup, un abisso rispetto ai 5 miliardi del Regno Unito. Eppure, nell’ultimo anno, di fondi di venture capital ne sono nati parecchi (qui ne trovate una lista). Un tentativo più o meno vano per supportare le startup. Uno su tutti ha raccolto il grande interesse dei media: quello lanciato alla fine di giugno da Cariplo Factory, definita la più grande operazione di venture capital italiana (100 milioni di euro). «Il fondo aprirà ufficialmente a settembre con il raggiungimento del first closing a 25 milioni di euro», ci avevano raccontato da Cariplo Factory. Da allora (dal giorno dell’intervista), non abbiamo più ricevuto nessuna notizia in merito. In una lotta al sostegno delle startup (attraverso il venture capital), dobbiamo ricordarci che solo l’8,6% delle startup è costituito da imprese consolidate, con fatturato superiore a 1 milione di euro. Le startup italiane continuano a mantenere una piccola dimensione, facendo difficoltà a valicare i confini nazionali. Anzi, il 36% ancora oggi non esporta i propri prodotti/servizi in altri Paesi al di fuori dell’Italia.
Un altro numero interessante può farci comprendere meglio la distanza dell’Italia rispetto ad altri Paesi: da noi l’investimento pro capite in startup è di soli 3 dollari. Lontani anni luce dai 304 dollari dell’Israele o dai 111 dell’Irlanda.
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