20 aprile 2024
Aggiornato 04:30
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Lavoro, quattro regole per attirare e trattenere i giovani talenti in azienda

Le aziende cercano nuovi talenti, soprattutto nel campo del digitale. Ma sanno davvero come attirarli e trattenerli all'interno delle mura aziendali?

Lavoro, quattro regole per attirare e trattenere i giovani talenti in azienda
Lavoro, quattro regole per attirare e trattenere i giovani talenti in azienda Foto: Shutterstock

MILANO – Attrarre e mantenere i migliori talenti è un aspetto sempre più importante per le aziende: in un mondo in cui comunicare e ottenere visibilità è diventato estremamente facile, il rischio di farsi sfuggire persone di qualità è concreto. La difficoltà può essere ancora maggiore nel caso dei neolaureati: anche se molte aziende sono alla ricerca di nuovi giovani da inserire nel proprio organico, sono infatti troppo poche le organizzazioni che si preoccupano di capire davvero cosa cercano i ragazzi d’oggi in un lavoro. Per facilitare l’incontro tra le parti, Uniplaces, il brand leader nel settore degli affitti per studenti universitari, ha intervistato circa 500 giovani italiani per capire quali sono le loro priorità nella ricerca di un’occupazione. Dalla ricerca sono emersi chiaramente quattro elementi che ogni azienda dovrebbe tenere presente per migliorare la propria attrattività.

Lo stipendio prima di tutto
Il mito vuole che i Millennial si preoccupino poco all’ammontare dello stipendio, ma è giunta l’ora di sfatare questa convinzione. Più di un intervistato su due (53%) afferma infatti di guardare molto alla retribuzione per decidere se accettare o meno l’offerta da parte di un’azienda. Non c’è da stupirsi, del resto: per un neolaureato, entrare nel mondo del lavoro significa soprattutto raggiungere l’indipendenza economica. Uno stipendio adeguato fa quindi parte delle aspettative, ed è interpretato come un grande segnale di fiducia da parte dell’azienda. Le attese economiche dei giovani variano in base alla loro formazione: i laureati in discipline scientifiche, per i quali la domanda è in genere molto elevata, ambiscono a una retribuzione iniziale non inferiore ai 1.200 euro; chi ha studiato materie umanistiche punta invece a una cifra compresa tra i 900 e i 1.200 euro. Tutti sono però d’accordo su una cosa: per attirare i migliori talenti, un’azienda non può offrire posizioni di responsabilità sottopagate. L’eccellenza, come in tutte le cose, ha un costo.

Offrire prospettive di crescita in azienda
Una buona notizia per le aziende: i giovani italiani non sono particolarmente propensi a cambiare lavoro molto spesso, ma cercano anzi aziende disposte ad accoglierli e farli crescere internamente. Il 47% degli studenti intervistati dichiara infatti di valutare una proposta anche sulla base delle opportunità di carriera che offre. Si tratta di un aspetto prioritario, che i giovani valutano non solo prima di firmare il contratto, ma anche lungo tutta la propria esperienza lavorativa: per alcuni (il 16% del campione), esaurire le possibilità di crescita significa che è giunto il momento di cercare altrove. Altrettanto importante è l’ambiente di lavoro: il 44% dichiara che, se le mansioni sono gratificanti e il clima sereno, non ci sono buoni motivi per abbandonare un’azienda. Di contro, solo il 22% afferma che sarebbe pronto a cambiare non appena arrivasse una proposta migliore. Insomma, se le aziende vogliono migliorare i tassi di retention è necessario prima di tutto offrire un ambiente di lavoro accogliente e stimolante, nel quale i neoassunti percepiscano di avere davanti a sé un percorso di crescita.

Giocare la carta del business travel
Se per le generazioni precedenti i viaggi di lavoro erano in molti casi un aspetto necessario, per i Millennial sono invece un fattore assolutamente desiderabile – al punto da influenzare le loro scelte in fatto di carriera. Lo dice il 43% degli intervistati, affermando di valutare un’offerta di lavoro anche sulla base delle opportunità di viaggio che offre. Molti ragazzi hanno vissuto esperienze di studio all’estero durante la propria carriera universitaria, per cui sono abituati a pensare al viaggio come a un’opportunità di crescita e di networking. Sapere di poter girare il mondo anche per lavoro costituisce quindi un valore aggiunto, la promessa di una crescita continua sia a livello professionale che personale. Per chi è alla ricerca di talenti, è buona cosa evidenziare le opportunità di trasferta già nell’offerta di lavoro: in questo modo sarà più facile attirare l’attenzione dei potenziali candidati.

La distanza non conta
Dalla ricerca emerge inoltre la grande disponibilità dei giovani a trasferirsi in un’altra città per lavoro: solo il 2% degli intervistati dichiara infatti di tenere in considerazione la distanza dalla propria città d’origine nel valutare una proposta. Insomma, se un’opportunità è davvero buona, il 98% dei giovani italiani non si fa problemi a spostarsi pur di coglierla. Per questo motivo non avrebbe molto senso, in fase di selezione, privilegiare candidati che già vivono in città: si rischia di farsi sfuggire talenti che, pur abitando a centinaia di chilometri di distanza, sarebbero pronti a cominciare in tempi altrettanto rapidi. È molto meglio per l’azienda concentrarsi sulle effettive competenze del candidato, perché sono l’unico elemento che farà davvero la differenza.